tag:blogger.com,1999:blog-368021762024-03-05T17:38:50.657+01:00Blog di OkeanosOkeanos è un’associazione culturale senza fini di lucro.
I temi che segnano il cammino dell’Associazione riguardano principalmente: l’educazione, l’istruzione e la formazione per contribuire alla costruzione di una società dell’apprendimento continuo; la pubblica amministrazione, per contribuire alla diffusione dei principi concernenti l’etica pubblica nelle dimensioni della veracità, della lealtà e della giustizia.blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.comBlogger78125tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-26094957956886734832013-11-08T20:57:00.000+01:002013-11-08T20:57:05.925+01:00UNA MELA MARCIA AL GIORNO<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Sottoposti a controlli e verifiche da
un "controllore" di livello europeo, alcuni lavori eseguiti
all'Aquila dopo il terremoto presentano vizi di vario genere: case a rischio di
crollo in caso di nuove scosse sismiche, case costruite con materiali scadenti
e insicuri, appalti costosissimi, puntuali subappalti, corrotti e corruttori
che affollano i luoghi dove ci sia qualcosa da appaltare e dove ci sia l'uso
del denaro destinato ai terremotati. Come spesso accade in questi casi, si
parla di "infiltrazioni mafiose". Questi esiti e questo modo di
descrivere la piccola e la grande criminalità che ruota intorno ad
"appalti" e subappalti potrebbe lasciare intendere che siamo innanzi
a qualche mela marcia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Dopo questo ennesimo scandalo italiano
dovremmo provare a fare almeno due considerazioni. La prima concerne il fatto
che gli illeciti emergano a seguito di controlli effettuati da una Autorità
europea. La vicenda dovrà essere approfondita, ma sorgono inquietanti
interrogativi, a cominciare dagli interrogativi che riguardano la natura e il
contenuto dei controlli che si praticano in Italia in materia edilizia,
specialmente nei luoghi ad elevato rischio sismico. La seconda considerazione
riguarda la cosiddetta "infiltrazione mafiosa". Sarebbe il caso di
andare oltre alla solita definizione e alle solite "distinzioni" tra
le forme delinquenziali. Infatti bisognerebbe, a fronte di vizi molto diffusi,
cominciare a porre l'accento sul fatto che l'Italia ha ormai smarrito non solo
il senso e il valore dell'etica pubblica, ma anche il comune senso dell'onestà.
L'idea dell'infiltrazione è quella di un corpo sano in cui si sarebbero
infiltrati corpi estranei. Ecco perché
parlare solo di "infiltrazione mafiosa" potrebbe essere
"riduttivo" di un fenomeno grave e disseminato in tutto il territorio
nazionale. Non siamo solo di fronte a qualcosa di misterioso, di potente e di
estraneo che si "infiltra" tra la gente comune, tra la gente per
bene. Dobbiamo prendere consapevolezza che ci sono troppi "furbi"
e cricche di furbi non infiltrati, ma costituenti un ampio strato sociale
caratterizzato da un modo di pensare e di essere contiguo al mondo della
piccola e della grande criminalità. Dappertutto, in campo politico, nel mondo
imprenditoriale ed anche nelle relazioni umane circolano, impuniti, furbi e
furbastri che approfittano di ogni occasione per lucrare in danno della gente
per bene che viene considerata un insieme di fessi o di polli da
spennare. E si sceglie di stare "insieme" ad altri, in qualsiasi
forma associativa, con uno scopo non sempre nobile. Infatti c'è una idea di
rapina e di parassitismo che è entrata nel modo di pensare di troppa gente che
vuole stare "insieme" al prossimo per depredarlo. Le parole mutualità
e solidarietà sono scomparse dal vocabolario. La mutualità, che dovrebbe essere
l'anima e lo scopo della cooperazione, non sembra molto presente nella
legislazione che la regola se si considerano i troppi poteri riconosciuti agli
amministratori delle piccole e delle grandi cooperative, cooperative edilizie
comprese, di fronte allo scarso potere di controllo posto in capo al singolo
associato. Certe esperienze cooperative, in forma molto consociativa, non hanno
dato sempre prova di trasparenza, sotto l'aspetto gestionale e strutturale, e
non sono state sempre un bell'esempio di effettivo sviluppo economico, sotto
l'aspetto funzionale. Anche sul cosiddetto terzo settore italiano ci sarebbero
molte considerazioni da fare. Pur senza semplificazioni, potrebbero essere
salutari le concrete svolte rinvenibili nella sempre efficace ricetta liberale
che offre rimedi concreti in direzione di una consistente riduzione della
presenza del Pubblico nell'economia. Questa
significativa opzione di stampo liberale potrebbe servire a contenere al
massimo le occasioni di ruberie e potrebbe rendere agevoli e veloci i complessi
e molteplici interventi finalizzati ad estirpare la mala erba della corruzione
e a rieducare un Paese, dove, la disonestà, anziché l'eccezione, è diventata la
regola.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">La parola solidarietà, che non riguarda
una categoria dello spirito, ma un approccio concreto di vicinanza a chi ha
bisogno, non si sente nemmeno pronunciare nel suo autentico significato. Non è
azzardato dire che la parola solidarietà si sente pronunciare solo dal nuovo
Papa Francesco che proprio oggi, col suo linguaggio chiaro, forte ed efficace,
ha parlato del "pane sporco" proveniente dalle tangenti e dalla
corruzione. In alcuni ambienti, e la politica non ne è estranea, la parola
solidarietà è intesa come un vincolo di "appartenenza" ad una casta
di privilegiati o di cricche di potere arroganti e senza scrupoli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">E mentre si restringe sempre più
l'influenza positiva nella società dei tanti onesti imprenditori che investono
e mettono a rischio i loro capitali per fare impresa, cattivi esempi
vengono dalla nutrita schiera di "prenditori" di appalti pubblici che
sono diventati esperti nella teoria e nella pratica della corruzione. Viviamo
in un mondo corrotto fino al midollo, un mondo dove il corruttore trova facilmente,
e senza seri e severi controlli, chi è felice e contento di farsi corrompere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Ricordiamolo sempre ai numerosi
italiani con la memoria corta che la Convenzione di Strasburgo contro la
corruzione è rimasta per oltre un decennio nei cassetti del Parlamento. Sta di
fatto che solo con la <span style="color: #343436;">legge n. 110 del 2012 il
Legislatore italiano ha finalmente autorizzato la ratifica della convenzione
penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo nel lontano 1999.</span> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Tutto ciò che accade in Italia suscita
sconcerto. Imperversano i furbi e i furbastri ed essere onesti non è solo fuori
moda, infatti in alcuni ambienti, ambienti politici compresi, essere onesti
significa essere considerati fessi. Dovremmo prendere coscienza che i furbi e i
furbastri sono le mele marce che diffondono e rendono agevole il contagio del
marciume. Il vecchio adagio dice che una mela al giorno toglie il medico di
torno. In Italia si può dire che una mela marcia al giorno sta togliendo
l'onestà di torno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Sarà lunga e difficile la cura per
sconfiggere la malattia perniciosa che, da troppi anni, ha infettato l'Italia e
le sue istituzioni. C'è bisogno di una vera rivoluzione culturale e di una
autentica rivoluzione liberale per fare riemergere principi e valori affogati
nella melma dell'ipocrisia e del malaffare. Si sente un bisogno di aria pulita
e di pulizia radicale che elimini i germi dell'infezione. Molto dovrà fare la
scuola per ridare fiducia e speranza alle giovani generazioni. La scuola, e la
comunità scolastica, come luogo di formazione alla cittadinanza consapevole,
ancorché in una dimensione europea, potrà svolgere il suo ruolo essenziale
nella ricostruzione morale e civile del Paese. Una ricostruzione che deve
passare necessariamente attraverso la riscoperta dei valori e dei principi che
ci sono tutti nella nostra "giovane" e, purtroppo, inattuata Costituzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Roma, 8 Novembre 2013<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Antonio Pileggi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "TimesNewRomanPSMT","serif"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">N.B. Questo articolo è stato pubblicato in data odierna sul quotidiano on line Rivoluzione Liberale</span></div>
blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-5803620169031692242013-11-01T17:25:00.000+01:002013-11-01T17:25:04.958+01:00LA SCUOLA ITALIANA: quale politica, quali priorità?<h2 align="CENTER" class="western">
<b style="font-size: large;">La scuola per costruire il
futuro</b></h2>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">La cultura, quando è ampiamente
diffusa, alza il livello di conoscenza e di formazione del cittadino,
alza il livello della società e disegna il futuro di un Paese.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">La scuola non può che essere pensata
come “investimento” produttivo di risorse umane che siano in
grado di affrontare i molteplici e complessi temi della modernità.
E’ nella scuola che si può dare l’avvio alla costituzione di
quel “capitale umano” che può e deve svolgere un ruolo attivo
nei vari campi in cui si articolano e si esplicano sia la convivenza
(e la coesione) sociale che lo sviluppo considerati in senso etico,
politico, scientifico, tecnologico, economico ed ambientale.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">La politica dei tagli alle risorse
destinate alla scuola, alla ricerca e alla cultura ha segnato una
vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato ed ha
finito inevitabilmente con l’incidere sulla costruzione del futuro
del nostro Paese. D’altra parte si constata, in ambito politico,
l’esistenza di una diffusa volontà diretta a “tagliare” i
ponti col passato allo scopo evidente di far dimenticare idee ed
esperienze culturali caratterizzanti il sistema scolastico italiano
per come si è sviluppato dall’unità in poi. Peraltro, in presenza
di tagli di risorse e di memoria storica, nell’ultimo quindicennio
è stata praticata la politica degli annunci di riforme che sono
state oggetto prima di approvazione e poi di modifiche a seconda
delle maggioranze uscite vittoriose nelle diverse competizioni
elettorali condotte all’insegna del bipolarismo all’italiana.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">La scuola, fin dalla nascita dell’unità
dell’Italia, è stata sempre protagonista di un graduale sviluppo
ed è stata destinataria di interventi (sempre in aumento quanto a
risorse economiche investite) che sono stati fondamentali per
assicurare lo sviluppo del nostro Paese. Nel secolo scorso si è
addirittura verificato il fenomeno della così detta “espansione
scolastica” con significativi investimenti nel campo del “diritto
alla studio” che hanno fatto registrare complessivamente risultati
più che positivi se si considera che il nostro Paese è diventato
uno dei più avanzati sia sul versante economico che sul piano
culturale e sociale.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">Le attuali forze politiche hanno un
grado di attenzione ai problemi della scuola che risente della
“polverizzazione” e della mancata "sedimentazione"
delle varie scuole di pensiero (laiche, cattoliche e socialiste)
presenti in tutti i Partiti del secondo dopoguerra.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">È compito essenziale dei Partiti,
quindi della politica, fare la sintesi fra i diversi “interessi”
coinvolti nella comunità scolastica che è molto ricca e comprende
molteplici soggetti (componente studentesca, genitori, docenti e
personale scolastico non docente, enti locali, realtà
economico-produttive presenti nel territorio, istituzioni culturali,
organizzazioni sindacali di categoria, etc).</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<br /><br />
</div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><b>2) ALCUNE PRIORITÀ</b></span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">Per sommi capi e nella tradizione del
pensiero più autenticamente liberale, si possono indicare, sia pure
non in modo esaustivo, almeno dieci priorità da tenere presente:</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Studente</b></i><b> </b>da
considerare come persona umana al centro degli interessi primari
della Comunità scolastica e della Comunità sociale. Recupero e
rinforzo dell'educazione civica attualmente scomparsa dalle materie
scolastiche; </span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Dialogo educativo</b></i>
docente-studente da valorizzare e supportare, ancorché in presenza
dei nuovi codici di apprendimento che le innovazioni tecnologiche e
la modernità delle politiche educative consentono di introdurre, al
duplice scopo di alzare il livello della qualità del servizio
scolastico e di riconoscere la fondamentale importanza della funzione
docente;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Aggiornamento</b></i> e
approfondimenti continui di tutti coloro che sono coinvolti nei
processi formativi;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Rapporto scuola-università</b></i><b>
</b>finalizzato alla formazione iniziale e in servizio dei docenti,
al potenziamento della ricerca educativa e dell’orientamento;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Trasparenza e partecipazione</b></i><b>
</b>nelle strategie educative e formative della componente
genitoriale e degli Enti locali;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Autonomia</b></i> delle
istituzioni scolastiche da riconoscere e attuare attraverso una seria
cultura dei controlli, della valutazione e, soprattutto, attraverso
l’affermazione dell’etica della responsabilità;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Riconsiderazione </b></i>o
abolizione del valore legale dei titoli di studio<b>;</b></span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Istruzione permanente e
ricorrente</b></i><b> </b>secondo i canoni e le esperienze che
vengono indicate dall’Europa;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Livelli Essenziali delle
Prestazioni</b></i><b> </b>(LEP) come elementi essenziali
dell’architettura formativa in tutto il territorio nazionale per
come previsto dalla Costituzione;</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><i><b>Promozione del merito e del
successo formativo</b></i>, nonché <i><b>diritto allo studio</b></i><b>
</b>da potenziare sia per combattere adeguatamente il fenomeno della
dispersione scolastica che per assicurare ai capaci e meritevoli,
anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi
nel pieno rispetto del dettato costituzionale.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">Roma, 1 Novembre 2013.</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">Antonio Pileggi</span></div>
<div align="JUSTIFY">
<br /><br />
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;">N.B. Questa nota riporta in sintesi un
precedente articolo dello stesso autore</span></div>
blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0Roma.30.751277776257812 22.5-44.58083872374219 -142.734375 90 -172.265625tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-17070488744146443292013-05-20T17:46:00.000+02:002013-05-20T17:46:00.746+02:00Bruciare libri per la denutrizione culturale<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Quando
si ricorda il rogo dei libri del 10 Maggio 1933 a Berlino non bisogna
perdere mai l'occasione di far comprendere alle giovani generazioni
il perché e il percome un regime liberticida possa alimentare il
disinteresse e, finanche, l'odio per i libri, cioè per la cultura.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">La
prima cosa da ricordare è il fatto che non fu il Governo di Hitler
ad ordinare il grande rogo. Furono gli studenti che, infervorati
dalla propaganda di Joseph Goebbels contro "la cultura
decadente", si impegnarono con molto zelo a pianificare
l'effettuazione dei grandi falò dei libri considerati pericolosi per
la dittatura nazista.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Ciò
dimostra che, attraverso la propaganda di un regime non democratico,
si possono influenzare le masse per indurle a fare qualsiasi cosa.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Fra
gli autori considerati nemici del regime nazista c'era anche Albert
Einstein, che ci ha lasciato una testimonianza e un insegnamento da
tenere sempre presente. Nel suo libro "Come io vedo il mondo"
viene messo in luce che "i giornali di un Paese possono, in due
settimane, portare la folla cieca e ignorante a un tale stato di
esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini ad indossare
l'abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di
permettere ad ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani."</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">In
quel 10 maggio 1933, il ministro della propaganda nazista, Joseph
Goebbels, mentre il grande rogo veniva alimentato da migliaia di
libri ridotti in fumo, fece uno dei suoi innumerevoli discorsi contro
la "cultura degenerata". E i roghi si moltiplicarono in
moltissime città tedesche.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Per
alimentare i cosiddetti Bücherverbrennungen (roghi di libri) gli
studenti andavano a caccia, nelle biblioteche private e pubbliche,
delle opere di pensatori, scienziati e artisti. Ecco alcuni nomi
degli intellettuali messi al bando dal nazismo: Albert Einstein,
Sigmund Freud, Hannah Arendt, Thomas Mann, Bertolt Brecht, Max Weber,
Karl Marx, Joseph Roth, Theodor W. Adorno, Walter Benjamin, Ludwig
Wittgenstein, Herbert Marcuse, Edith Stein, Max Weber, Erich Fromm,
l’architetto Walter Gropius, i registi Fritz Lang e Franz Murnau, i
pittori Wassili Kandinsky, Paul Klee e Piet Mondrian.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Cosa
sia successo dopo quei roghi lo sappiamo tutti. Ai roghi dei libri
seguirono puntualmente i roghi della seconda guerra mondiale, che
hanno fatto registrare il più alto numero di morti ammazzati della
storia dell'uomo, e l'Olocausto che, anche nel suo significato
etimologico, ὁλόκαυστος (olokaustos), esprime il concetto
di "bruciato interamente". </span>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-PTbQxhikbmSlb2sucH9IdaPTJrjJ95cAkgFpvq2gQJCLaFUZlD6J74T9eGOQ6h9t3v4nt4CRLWMwff8cAACXhzHrKx2vJmjhB4V3vMBPijpCl85Gv5zuAu30oTVkzIy7N88HgQ/s1600/foto.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-PTbQxhikbmSlb2sucH9IdaPTJrjJ95cAkgFpvq2gQJCLaFUZlD6J74T9eGOQ6h9t3v4nt4CRLWMwff8cAACXhzHrKx2vJmjhB4V3vMBPijpCl85Gv5zuAu30oTVkzIy7N88HgQ/s320/foto.JPG" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Cosa
andava accadendo in quel contesto storico nel nostro Paese? Siamo
stati estranei, noi italiani, rispetto ai frutti velenosi che
andavano maturando e che sono poi maturati in Germania? Altro che
estranei. In Italia successe di tutto e di più. Infatti fu proprio
il fascismo, con le sue idee e le sue azioni violente, che anticipò
e ispirò l'avvento del nazismo e dei suoi metodi dittatoriali. I
cattivi esempi li abbiamo cominciati a dare noi. Bisogna dirlo per
evitare che la rimozione dei gravi delitti contro la libertà siano
sepolti nell'oblio della "carità di patria". Nella
infinita lotta tra cultura e censura, cioè tra libertà e barbarie,
la libertà diventa una combattente estremamente debole se non può
nutrirsi delle energie vitali fornite dalla memoria. E non ci devono
essere indulgenze per chi volesse praticare il dimenticatoio
consolatorio. La violenza fascista contro la cultura, ovvero contro
il "culturame", come si usava dire, ci ha lasciato
tracce indelebili. Qualche esempio? Basta farne due. Piero Gobetti,
fondatore e direttore di Rivoluzione Liberale, fu massacrato dai
fascisti per le sue idee sinceramente democratiche e veramente
liberali. Ci ha lasciato pagine indimenticabili che i giovani devono
conoscere se vogliamo evitarci i ritorni di fiamma del fascismo
liberticida e sempre in agguato sotto diverse forme, ma sempre in
agguato.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Ad
Antonio Gramsci, l'autore dei Quaderni del carcere (è l'autore
italiano più tradotto e più studiato nel mondo) fu riservato un
altro "trattamento speciale" dal tribunale speciale
fascista: "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di
funzionare". Sono le parole usate dal pubblico ministero
Michele Isgrò a conclusione della sua requisitoria fatta il il 4
giugno 1928, cioè cinque anni prima del rogo di Berlino. Non c'è
bisogno di commentare le parole di Michele Isgrò, personaggio tipico
di qualsiasi epoca, perché ci sono sempre "nel mercato"
degli intellettuali pronti a fare la loro carriera personale
svolgendo un ruolo ancillare dei regimi dittatoriali. Ma c'è bisogno
di ricordarli sempre, a futura memoria, con nome e cognome,
tutti i Michele Isgrò della storia dell'umanità per significare che
l'operato di esecutori e mandanti dei delitti contro la libertà
deve essere al centro di un culto, o meglio di una specifica etica
della responsabilità. Le parole di questo pubblico ministero
danno il senso e la misura del prologo e dell'epilogo di tutto ciò
che è accaduto, e che non poteva non accadere, per effetto del
dilagare del fascismo e del nazismo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Queste
considerazioni concernenti i brevi cenni ad episodi significativi
della nostra storia, che è storia recente se si tiene conto che sono
passati solo ottanta anni dal 1933, dimostrano che la malnutrizione
culturale nuoce gravemente alla salute della politica. E nuoce alla
salute, cioè al libero esercizio, dei diritti e dei doveri di ogni
cittadino. D'altra parte, la denutrizione culturale è sempre utile a
qualsiasi regime, specialmente ai regimi autoritari che possono
agevolmente manipolare le coscienze dei sudditi e inibire ogni
possibilità di partecipazione attiva dei cittadini alla cosa
pubblica. Infatti i cittadini subiscono puntualmente un degrado
e diventano sudditi quando vengono indotti a credere nella inutilità
se non nella dannosità della cultura.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">I
libri sono i silos in cui sono custodite le idee che, come semi,
possono germogliare e attecchire nella coscienza e
nell'intelligenza degli esseri umani. Dalle idee disseminate nei
libri germoglia il senso critico e lo spirito di libertà, che è lo
spirito creatore presente nell'intelligenza dell'umanità. Ecco
perché la cultura è sempre considerata pericolosa da parte
dei tiranni e dai centri di potere dispotici. Ed ecco perché l'art.
33 della nostra Costituzione solennemente afferma: "L'arte e la
scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento."</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Nei
nostri tempi, in cui assistiamo all'avvento dell'era digitale, la
eliminazione dei libri e l'azzeramento della cultura si praticano con
metodi meno cruenti, ma con altri sistemi che possono risultare molto
devastanti per la democrazia. Ecco perché bisogna prestare molta
attenzione agli effetti che producono sulle grandi masse l'uso
della televisione e del web.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Alle
informazioni, che passivamente si ricevono in casa attraverso la
televisione, si sono aggiunte forme di comunicazioni attive
(interattive) realizzabili attraverso internet. L'uso del web può
diffondere e velocizzare la conoscenza e può mettere in relazione
individui e gruppi. Tutto ciò comporta l'ampliamento delle
possibilità di accesso alla conoscenza. Ma il passaggio dalla
semplice conoscenza alla coscienza critica e alla maturazione
culturale della persona umana difficilmente si realizza senza una
istruzione di base effettivamente libera dalle strumentalizzazioni
che alcune forme dispotiche del potere politico tendono a realizzare.
Su due versanti, quelli della televisione e del web, si sono
sviluppati nel nostro Paese tentazioni e posizioni egemoniche che
sono oggetto di studio e di attenzione in tutto il mondo per la loro
capacità di far presa sulle masse. All'estero sanno bene che la
democrazia corre seri pericoli allorché non siano adottate regole
che impediscano sia le concentrazioni monopolistiche degli strumenti
di comunicazione del sapere e sia le concentrazioni nelle stesse mani
del potere comunicativo e del potere politico.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">L'Italia
è, in modo ricorrente, un laboratorio politico di cattivi esempi.
Dopo il crollo dei partiti presenti durante la prima Repubblica sono
crollate le identità culturali delle appartenenze alle idee
liberali, socialiste e cristiano-democratiche che, invece, sono
presenti in Europa.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">In
Italia ci sono "investitori" di grandi quantità di denaro
per scendere in politica come se una organizzazione politica fosse
un'azienda commerciale e non una fucina di idee e di passione
politica. La partitocrazia è al minimo storico quanto a credibilità.
I partiti, al loro interno, sono diventati o delle monarchie
assolute o delle oligarchie alla ricerca di potere. Si "costruiscono"
carriere politiche basate sulla visibilità nelle televisioni e sulla
fedeltà al capo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">L'art.
49 della Costituzione, che richiede la democraticità dei partiti
politici, è rimasto inattuato. La legge elettorale è di dubbia
costituzionalità e rende visibile la frattura profonda tra eletti ed
elettori. Chi siede in Parlamento manifesta la intenzione di voler
sanare la crisi della credibilità della politica attraverso
improbabili riforme costituzionali. La corruzione è molto diffusa in
tutti gli ambienti politici, sociali ed economi. La stessa
Convenzione di Strasburgo sulla lotta alla corruzione è rimasta per
oltre dieci anni nei cassetti del Parlamento. E sono troppi i
personaggi che trovano, o pensano di trovare, nell'attività
politica, una fonte di guadagno o di sostentamento personale. Nati di
recente, partiti e liste civiche muoiono facilmente e facilmente si
ricompongono perdendo identità, perdendo memoria storica e
rimanendo senza un retroterra culturale che dia motivazione e
forza per reggere le sfide del terzo millennio e della
globalizzazione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Intanto
c'è una disoccupazione dilagante accompagnata da una crisi economica
senza precedenti e la stessa coesione sociale è in forte pericolo.
La meritocrazia è stata accantonata nel mentre assistiamo, in tutti
gli ambienti, ad una denutrizione culturale che ha dei parametri di
riferimento molto significativi: beni culturali e beni ambientali,
che sono il vero patrimonio del Belpaese, sono depredati o
abbandonati all'incuria; scarsità di biblioteche pubbliche e
costante chiusura delle librerie; scarsa diffusione di internet che
lascia, nel contempo, ampi spazi ad un uso del web non sempre rivolto
ad incrementare i processi cognitivi posti alla base della vera
crescita culturale; scarso interesse dei decisori politici a favorire
forme di educazione permanente e ricorrente; analfabetismo di ritorno
e scarsa capacità, da parte di un'alta percentuale di cittadini
italiani, di comprendere il significato di un testo scritto (ci sono,
in proposito, dati allarmanti); aumento del tasso di abbandono
scolastico; impedimenti all'esercizio del diritto costituzionalmente
garantito ai capaci e meritevoli di raggiungere i gradi più alti
degli studi; famigerati tagli al sistema di istruzione e il
conseguente decadimento dell'impianto educativo italiano che si era
sviluppato moltissimo e in modo significativo dalla caduta del
fascismo fino alla fine del secolo scorso. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Che
fare in Italia se non la rivoluzione culturale?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Roma,
Maggio 2013</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;">Antonio
Pileggi</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #262626;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">N.B.
Questo articolo è stato anche pubblicato il 19 maggio 2013 sul
quotidiano on line Rivoluzione Liberale. Ecco il link:</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #262626;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><a href="http://www.rivoluzione-liberale.it/bruciare-libri-per-la-denutrizione-culturale/">http://www.rivoluzione-liberale.it/bruciare-libri-per-la-denutrizione-culturale/</a>
</span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0Roma, Italia41.8929163 12.48251989999994341.5147698 11.837072899999942 42.2710628 13.127966899999944tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-2053818014543095672013-02-13T23:17:00.000+01:002013-02-13T23:18:32.428+01:00THE POPE'S RESIGNATION. FROM POWER-PRIVILEDGE OF THE CHARISMATIC LEADER TO THE TRANSIENT POWER-SERVICEThe media will flood us with news, comments and speculations about the Pope's resignation announced today 'urbi et orbi'. Gradually thereafter, the topic of the election of the new Pope will take over the news and the discorse on television.
At first, it is difficult to describe the nature, the content and reach of the historical action taken by Benedict XVI. The sensation for those of us who have had the priviledge of withnessing the II Vatican Council is the importance of this epocal transition of the Catholic Church. Actually, it is really premature judging Benedict XVI's action. We are living an historical cojuncture when the power of the Pope, traditionally considered life-long power-privilege, is transformed into a time-limited (transient) power-service. This is worthwhile for more in depth considerations.
We clearly recall on the day of his election, Pope Benedict XVI defined himself "a simple and humble labourer in the vineyard of the Lord". Yesterday, his Twitt told us something humane, more humane: "@Pontifex: We must trust in the mighty power of God’s mercy. We are all sinners, but His grace transforms us and makes us new." Those who have lived already for over half a Century may be experiencing feelings as after the great novelty of the II Vatican Council called by Pope John XXIII. In less than a Century, the Catholic Church has endured two choices that have changed its presence and role in the millenary history we have known and we are knowing.
The time-limited (transient) 'power-service' replaces the 'power-priviledge' entrusted to a charismatic Leader and represents the real change demanded in all areas where power of a man over men is exercised. In politics, this need is emerging and expanding. What has recently happened in the Countries overlooking the Mediterranean Sea has been too the breaking of the immutable power of dictatorships, dynasties and nepotism of charismatic leaders. It is premature to expand the considerations, but is emerging strongly and clearly that whatever position of power is temporary.
Feb, 11, 2013<a href="http://http://www.okeanos.org/THE%20POPE%27S%20RESIGNATION.pdf"></a>
Antonio Pileggi
blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-59644450371362485512013-02-11T21:36:00.000+01:002013-02-11T21:36:07.962+01:00<a href="http://www.okeanos.org/Dimissioni%20del%20Papa.pdf"></a>
<b>DIMISSIONI DEL PAPA:
DAL POTERE-PRIVILEGIO DEL CAPO CARISMATICO AL POTERE-SERVIZIO DI DURATA LIMITATA
</b>
La cronaca ci inonderà di notizie, commenti e congetture sulle dimissioni del Papa oggi annunciate urbi et orbi.
Poi, pian piano, tutta la vicenda della elezione del nuovo Papa riempirà di notizie i giornali e le trasmissioni televisive.
A caldo riesce difficile descrivere la natura, il contenuto e la portata del gesto storico compiuto da Benedetto XVI.
La sensazione che stiamo vivendo, specialmente tutti quelli che abbiamo avuto il privilegio di assistere ad un altro avvenimento storico, il Concilio Vaticano Secondo, ci fa sentire l'importanza di questo passaggio epocale della Chiesa cattolica. È veramente prematuro dare giudizi sul gesto di Benedetto XVI. Stiamo vivendo un passaggio storico in cui il potere del Papa, considerato tradizionalmente un potere-privilegio a vita, si trasforma in un potere-servizio limitato nel tempo. Un passaggio epocale deciso da un intellettuale che è forse uno dei più preparati e autorevoli in campo filosofico e teologico. Sarebbe da approfondire questa considerazione.
Ricordiamo tutti perfettamente quando, nel giorno della sua elezione, si autodefinì un operaio per coltivare la vigna del Signore.
E ieri il suo ultimo twitter ci dice qualcosa di umano, di molto umano: "Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi." Chi ha vissuto più di mezzo secolo non può non avere la stessa sensazione che si ebbe, di fronte alla grande novità del Concilio Vaticano Secondo convocato da Giovanni XXIII.
In meno di un secolo, la Chiesa Cattolica ha compiuto due scelte che hanno cambiato la sua presenza e il suo ruolo nella millenaria storia che abbiamo conosciuto e stiamo conoscendo.
Il potere-servizio limitato nella durata che sostituisce il potere-privilegio affidato ad un Capo carismatico, è il vero cambiamento esigito in tutti i campi in cui si esercita il potere dell'uomo sull'uomo.
Nel campo politico questa esigenza sta emergendo e si sta diffondendo. Quello che è accaduto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è stato anche una rottura con il potere immutabile legato alle dittature, alle dinastie e al nepotismo di capi carismatici.
E' presto per allargare la riflessione, ma emerge in modo forte e chiaro che qualsiasi incarico di potere è temporaneo.
Roma 11 Febbraio 2013
Antonio Pileggi
blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0Roma, Italia41.9015141 12.46077370000000441.5233756 11.815326700000004 42.2796526 13.106220700000005tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-17692759352814661772012-09-23T22:13:00.001+02:002012-09-23T22:13:28.919+02:00http://www.rivoluzione-liberale.it/meritocrazia-impossibile-senza-cultura/<a href="http://www.rivoluzione-liberale.it/meritocrazia-impossibile-senza-cultura/#.UF9tSid4KiE.blogger">http://www.rivoluzione-liberale.it/meritocrazia-impossibile-senza-cultura/</a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-34673402792970912002012-09-22T14:37:00.001+02:002013-02-13T23:23:54.700+01:00Torino, scontri tra studenti e polizia per la visita del ministro Profumo - Corriere.it<a href="http://www.corriere.it/cronache/12_settembre_22/scontri-a-torino-per-profumo_0e67110c-0494-11e2-ab71-c3ed46be5e0b.shtml#.UF2w5JlQTnU.blogger">Torino, scontri tra studenti e polizia per la visita del ministro Profumo - Corriere.it</a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-90189804448579644892012-09-16T04:56:00.001+02:002012-09-16T04:56:36.992+02:00http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/E' un bel corsivo di Elvira Marasco intitolato "I nuovi barbari"<br />
<a href="http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/#.UFU-f53d3DQ.blogger">http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/</a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-43426891813553109992012-09-16T03:48:00.001+02:002013-02-13T23:23:54.708+01:00http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/?nomo=true<a href="http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/?nomo=true#.UFUuvZZs340.blogger">http://www.rivoluzione-liberale.it/nuovi-barbari/?nomo=true</a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-13863104280944864062012-04-15T12:27:00.000+02:002012-04-15T12:27:05.681+02:00Dio Po, Dio Denaro e sogni leghistiC’è stato a Bergamo, di recente, una manifestazione della Lega, un Partito che, a quanto si dice, da 12 anni non celebra un congresso perché si tratta di uno dei partiti personali e carismatici, e dotati di grandi somme di denaro, che hanno dominato la scena politica e governativa italiana nell’ultimo quarto di secolo. Gli organizzatori lo hanno denominato giorno dell’orgoglio dopo alcuni scandali sull’uso “improprio” del denaro ricevuto dalla Lega attraverso il finanziamento pubblico dei partiti. Ma più che di orgoglio sarebbe appropriato parlare del giorno dell’avvento del successore al trono leghista. I seguaci del culto al Dio Po hanno dichiarato di voler fare pulizia al loro interno e di voler iniziare un nuovo corso. Sta di fatto che il Dio Denaro non sembrerebbe estraneo alle devozioni, almeno per quanto si apprende su alcuni personaggi e su alcuni episodi, poiché, da quanto si legge sui giornali, si apprende che ci sarebbero o ci sarebbero stati di mezzo non solo i prelievi impropri di soldi per usi privati, ma anche questioni su ingenti investimenti in Tanzania e, sembrerebbe, in Croazia, questioni su una Banca da conquistare, questioni su lingotti di oro e su altre vicende legate al “culto” del denaro.<br />
A Bergamo, Roberto Maroni, aspirante alla successione di Bossi, nulla ha aggiunto e nulla ha detto sul retroterra culturale dei seguaci del Dio Po, dei riti e dei matrimoni celtici, del rito dell’ampolla; nulla ha detto per spiegare il perché, per oltre un decennio, la convenzione di Strasburgo sulla lotta alla corruzione sia stata lasciata nei cassetti del Parlamento; nulla ha detto sul perché l’Italia ha quasi depenalizzato il falso in Bilancio. Le questioni dell’orgoglio leghista si fermano a due questioni scoppiate di recente. La prima riguarda il così detto “cerchio magico”, che sarebbe un gruppo ristretto di potere leghista colpevole, a quanto sembra, di averlo escluso dalle decisioni del Partito. La seconda questione riguarda il denaro. Qualche giornale ha notato e annotato il fatto che Roberto Maroni abbia “postato” sul suo profilo di facebook un fotomontaggio in cui lo si vede volgere lo sguardo al decalogo del nuovo corso leghista annunciato a Bergamo: al primo posto del decalogo le prime due parole sono “i soldi”, per l’esattezza, “i soldi alle sezioni”. Insomma, un decalogo di obiettivi ambiziosi e di grande respiro culturale.<br />
Prima, durante e dopo il convegno, la stampa e le televisioni italiane hanno dato uno spazio enorme a soggetti e a comizi ineffabili. I soliti teatrini televisivi hanno fatto da corona e da corollario al convegno per spiegare il nuovo corso della Lega. Ma non è stato posto a sufficienza l’accento sulle varie vicende oggetto dell’operazione, un’operazione che è stata anche di natura “mediatica” per rifare la cosmesi ad un movimento politico che sta facendo i conti con la storia. D’altronde, a sentire le dichiarazioni dei medesimi partecipanti al convegno, si comprende che siamo innanzi a vicende legate a lotte intestine finalizzate alla conquista dello scettro del comando nel partito.<br />
C’era chi agitava un cappio: un bel modo per ricordare all’Italia e al Mondo che questo nostro Paese ha dato i natali a Cesare Beccaria. E c’erano tante persone che avevano in mano una scopa.<br />
Anche l’ex ministro Maroni era sul palco con una scopa in mano per spiegare, ai suoi amici e sodali di sempre, un concetto e un'azione: pulizia. La pulizia, in sostanza, sarebbe una stagione di allontanamento di una parte di suoi colleghi di partito. Poi, con parole solenni, ha fatto un comizio concluso con baci e abbracci scambiati con il vecchio Bossi.<br />
Alcune frasi di Maroni sono certamente da consegnare alla sua storia personale e alla storia del suo partito. L’ex ministro ha parlato dei "sogni" dei leghisti. Con parole ispirate, solenni e ricche di attesa, alla stregua di Martin Luther King quando pronunciò il suo famoso “I have a dream” il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washhington al termine di una marcia in difesa dei diritti civili, Roberto Maroni ha annunciato da Bergamo all’Italia e al Mondo che i “sogni” della Lega sono quelli di realizzare “il progetto egemonico di cui ha sempre parlato Bossi” e che … “chi rompe le balle fuori dalle balle”. Proprio così, ha parlato di "balle". Ed ecco in evidenza il linguaggio, la cultura e i sogni di stampo leghista.<br />
Io chiedo scusa a chi mi legge. Con un certo imbarazzo mi vedo costretto ad usare e a riprendere discorsi e parole siffatti che non fanno parte del mio stile comunicativo. Ma non potevo non riportare i "sogni" che vengono consegnati alla storia dal probabile successore di Bossi, sogni che si esprimono anche con riferimenti alle "balle".<br />
In conclusione, vorrei considerare e far considerare che chiunque in futuro dovesse studiare come nascono, come vivono e come si conquistano i partiti in questo nostro sventurato periodo storico, dovrà cercare di spiegare, prima di tutto, il ruolo e la grandissima responsabilità dei media italiani che hanno dato e continuano a dare, in modo acritico, uno spazio veramente spropositato a comportamenti e linguaggi ineffabili finalizzati a mandare messaggi alla pancia e al sotto pancia della gente, a lotte di potere per la conquista del potere, a partiti che nascono sul predellino di un’automobile, a partiti personali e carismatici il cui carisma principale non è l’utopia, che è il vero motore della storia dell’umanità, ma la grande quantità di denaro a disposizione, a partiti, così detti leggeri che sono interessati all’acquisizione di consensi e di potere attraverso l’avvento del sedicente uomo forte di turno.<br />
Roma 14 Aprile 2012 <br />
<br />
Antonio Pileggi<br />
<br />
questo articolo è stato pubblicato in data odierna sul quotidiano on line Rivoluzione Liberale: http://www.rivoluzione-liberale.it/dio-po-dio-denaro-e-sogni-leghisti/ <br />
e sul blog di Okeanosblog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-8839737800350155462012-04-11T08:40:00.000+02:002012-04-11T08:40:02.082+02:00Il dopo Bossi e gli spazi per la Cultura politicaLe vicende concernenti l’uso “improprio” del denaro pubblico da parte della Lega e le dimissioni di Bossi, che sconvolgono il suo Partito e aprono nuovi orizzonti alla politica italiana, sono la puntuale nemesi storica del mantra Roma-ladrona recitato, per oltre un quarto di secolo, da ineffabili personaggi che hanno raccolto consensi parlando alla pancia della gente. Siffatti consensi hanno permesso alla Lega di occupare molto velocemente un ampio spazio politico lasciato libero da Partiti di antica tradizione distrutti, a loro volta, da scandali e scandalismi.<br />
Ora è la Lega che sta facendo i suoi conti con la Storia. Ed è tempo per svolgere alcune riflessioni e per porsi alcuni interrogativi anche perché la Lega è il più antico Partito, fra quelli approdati nel Parlamento attraverso la legge elettorale che porta il nome di Calderoli, uno dei componenti il triunvirato prontamente nominato allo scopo di gestire quello che rimane o rimarrà dei Bossiani.<br />
I commenti sui giornali e anche su Facebook, sono vari e di varia natura. E’ da segnalare quanto ha scritto su Facebook Fabrizio Geloni che, con onestà concettuale e con seria intransigenza, testualmente scrive: “leggo che alcuni politici avversari riconoscono in qualche modo a Bossi l’onore delle armi. Non sono affatto d’accordo. Hanno portato nella politica italiana razzismo, xenofobia, rozzezza, turpiloquio, populismo, demagogia. Sono 12 anni che non fanno un congresso, hanno invitato a buttare nel cesso il tricolore, hanno celebrato il dio Po e i matrimoni celtici, e ora viene fuori che gestivano le finanze pubbliche come roba privata. A cosa dovrei rendere onore?”<br />
Geloni non parla alla pancia, ma al cuore e alla mente delle Persone ponendo l’interrogativo che dovrebbero porsi in molti. Io la penso allo stesso modo di Geloni e aggiungo che le “indulgenze” di molti politici nei confronti della Lega e dei suoi ineffabili dirigenti sono la dimostrazione della “resistibile” ascesa (nei Palazzi del Potere) consentita ad un “armata brancaleone” che ha avuto ed ha a disposizione tantissimo denaro mentre portava e porta in dote un “bagaglio culturale” che si è nutrito e si nutre attraverso l’esibizione del cappio nel Paese di Cesare Beccaria e, finanche, attraverso l’esibizione di titoli di studio che, a quanto pare, si possono comprare e, quindi, vendere nel Paese in cui la Cultura è, e dovrebbe essere, il bene più prezioso da tutelare e da sviluppare.<br />
E’ difficile dimenticare e far dimenticare quanta “indulgenza” sia stata praticata nei confronti dei seguaci del rito dell’ampolla che scrivevano sui muri delle città del Nord la loro richiesta di abolire i Provveditorati agli Studi e le Prefetture. Guarda caso, i Provveditorati agli Studi sono stati aboliti. Le Prefetture no, ma in cambio un leghista è stato a lungo a dirigere il Ministero dal quale dipendono i Prefetti.<br />
La Lega ha anche goduto, in aggiunta alle indulgenze, di sostegni e di alleanze con Forze politiche che, nel mentre cercavano e ottenevano il sostegno di Bossi, si professavano impropriamente, se non indegnamente, di essere portatori di principi e di valori liberali.<br />
E’ appena il caso, al riguardo, ricordare che l’ultimo Ministro Liberale che è stato, nel secolo scorso, a Palazzo della Minerva, Salvatore Valitutti, ispirandosi agli insegnamenti di Benedetto Croce, aveva ricordato come “l’anemia culturale che colpisce un Partito richiede cure lunghe e pazienti”.<br />
L’anemia culturale della Lega è stata “endemica” e pochi soggetti politici si sono preoccupati di combatterla. Ciò è avvenuto per vari motivi ancorché correlati alla nascita di giovani partiti fra i quali ne abbiamo uno nato con un annuncio lanciato dal predellino di un’automobile. Peraltro, il fenomeno leghista ha potuto procedere in parallelo, e in reciproco sostegno, col berlusconismo che, attraverso tagli alla Scuola e alla Cultura, attraverso il dominio sulle televisioni (editti bulgari e “veline in carriera” compresi), ha sostanzialmente imposto “modelli culturali” in cui, per esempio, non si sono sviluppati prese di coscienza e idonei anticorpi per mettere in mora la Classe politica che ha potuto “tranquillamente” attardarsi, per oltre un decennio, nella procedura di recepimento delle norme anti corruzione previste nella Convenzione di Strasburgo.<br />
In questo contesto la “cultura” della Lega si è nutrita, indisturbata, di ineffabili riti celtici, del culto del dio Po, del mistero del “cerchio magico” e del rito dell’ampolla allo scopo di parlare, in definitiva, alla pancia della gente.<br />
Nel contempo abbiamo assistito ad un “assalto alla diligenza” ovvero un assalto alle auto blu, a Ministeri da trasferire nei pressi del domicilio del potente leghista di turno, alla ricerca e all’uso “disinvolto” di privilegi che la Politica, quella con la “P” maiuscola, avrebbe dovuto e dovrebbe abolire senza indugi e senza indulgenze.<br />
Si può parlare alla mente, al cuore e alla pancia della gente. C’è chi parla solo alla mente delle Persone e raccoglie pochi, ma duraturi consensi perché fondati sulla forza della ragione. C’è chi parla solo al cuore delle Persone e raccoglie significativi, ma temporanei consensi perché fondati sulle ragioni spesso effimere della passione che fa battere il muscolo cardiaco. C’è chi parla solo alla pancia della gente e raccoglie parecchi, ma temporanei consensi perché fondati su bassi istinti lontani dagli alti e nobili sentimenti coltivati dal cuore e dalla mente. Solo il parlare alla mente e al cuore delle Persone, e in primo luogo alla mente e al cuore delle giovani generazioni, può generare, in modo duraturo, consenso, condivisione, solidarietà, amore ed entusiasmo.<br />
C’è da sperare che l’amore per la Politica seria, cioè quella colta e seriamente animata da spirito di servizio nell’interesse generale del Paese, si faccia strada e non lasci pericolosi vuoti.<br />
I vuoti in politica non esistono. Essi sono velocemente occupati così come li occupò la Lega quando, brandendo un cappio, entrarono in crisi vecchi Partiti affetti dalla mala politica.<br />
Ora, con l’uscita di scena di Bossi (e dopo la caduta di Berlusconi), si aprono ampi spazi a tutti coloro che volessero porsi ambiziosi obiettivi politici all’insegna della Cultura, della Trasparenza e dell’Etica pubblica.<br />
La trasparenza, in particolare, deve essere messa al primo posto in tutto ciò che si decide e si attua nell’attività pubblica. L’etica pubblica, a cominciare dall’Etica della responsabilità, nel pubblico e nel privato, deve diventare patrimonio culturale condiviso. Tutti i controlli di natura politica, amministrativa e contabile, devono essere potenziati nei confronti dei soggetti pubblici i quali ultimi devono essere notevolmente ridotti di numero e qualitativamente rafforzati allo scopo di realizzare uno Stato “leggero” e poco invasivo della libertà dei singoli e dei gruppi. Deve porsi riparo allo spoil system all’italiana, che ha suscitato tanti appetiti e che ha fatto diventare problematico il rispetto dei principi del buon andamento e dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Il merito e la competenza tecnica (e politica) devono trovare legittimazione piena e deve essere, altresì, definita in modo razionale la distinzione, se non la separazione, della responsabilità per gli atti di indirizzo e di controllo della Politica dalla responsabilità della gestione da parte dei dirigenti pubblici. La Corte dei Conti deve essere chiamata ad effettuare controlli nei confronti di tutti i soggetti destinatari di denaro del pubblico erario.<br />
Infine, c’è da auspicare conseguenti comportamenti e regole che siano posti in coerenza con quanto previsto all’art. 49 della Costituzione per i Partiti politici. Il primato della Politica non verrà certamente meno, ma bisognerà vedere quale politica, ovvero la “qualità” della Politica che riuscirà a sopravvivere a questo periodo di “emergenza nazionale” affidato al Governo Monti.<br />
La posta in gioco è la credibilità di un sistema politico-istituzionale che, in ogni caso, non può fare a meno dei Partiti e, nel contempo, non può fare a meno del consenso e della coesione sociale. Ecco perché, in queste situazioni in cui gli scandali ci fanno prefigurare svolte epocali, bisogna combattere il qualunquismo, l’antipolitica e l’analfabetismo politico.<br />
D’altronde non bisogna mai fare un fascio di tutte le erbe. Si rischia di considerare cattive anche le buone erbe. La buona Politica, quella con “P” maiuscola, è importante ed è necessaria, anzi è assolutamente indispensabile. Bisogna avere (e selezionare) Politici che sappiano impegnarsi in modo trasparente e con la dovuta competenza per il bene comune. Molto dipende dalla capacità che avranno i vari decisori politici a ritrovare il senso dello Stato e a ripartire dagli insegnamenti e dalle preoccupazioni che, sulla questione morale, avevano affrontato, o tentato di affrontare, indimenticabili Uomini politici del ‘900: Aldo Moro, Giovanni Malagodi, Ugo La Malfa, Enrico Berlinguer, giusto per fare qualche nome significativo.<br />
Quanto all’analfabetismo politico, Bertolt Brecht diceva: “Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s’interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l’imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.”<br />
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Roma 10 Aprile 2012<br />
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Antonio Pileggi<br />
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Questo articolo è stato pubblicato in data odierna sul web magazine Rivoluzione Liberale. Ecco il link:<br />
http://www.rivoluzione-liberale.it/il-dopo-bossi-e-gli-spazi-per-la-cultura-politica/blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-14788736905663965202012-03-17T15:18:00.000+01:002012-03-17T15:18:04.938+01:00Il valore dell'appartenenza ai PartitiRicchi di denaro ma impoveriti di consensi e di credibilità, alcuni Partiti hanno nella loro agenda la riconsiderazione del “valore” delle loro idee e della loro coscienza collettiva, valore che tiene (dovrebbe tenere) unito l’insieme del loro “capitale umano” costituito da iscritti, militanti e simpatizzanti.<br />
I Partiti italiani, approdati in Parlamento attraverso la legge elettorale porcata, sono molto giovani e sono di recente formazione avvenuta attraverso la scomposizione e ricomposizione di vecchie formazioni politiche. Il Partito di maggioranza relativa è nato da poco sul predellino di un’automobile ed è già alla ricerca di una nuova identità mentre il Partito più antico è addirittura la Lega Nord che, a sua volta, sta attraversando una fase di ridefinizione del suo ruolo, come partito di lotta e di governo, a seguito della sua uscita dai Palazzi del potere governativo di livello nazionale.<br />
Un dirigente politico della Lega, dopo aver svolto incarichi istituzionali di primissimo ordine, in questi ultimi giorni ha preso le distanze da una parte dei suoi colleghi di Partito, da lui definiti “Baluba”. Ha anche lasciato intendere che gli estremismi di stampo razzista della sua parte politica sono (sono stati) espedienti per acquisire consensi al Partito.<br />
Le considerazioni dello “statista” devoto al Dio Po e seguace del rito dell’ampolla, dimostrano, a parte ogni altra valutazione, che taluni appartenenti alla casta dei politici intendono riproporsi innanzi all’opinione pubblica riverniciando il “castello” delle idee con cui hanno costruito le loro passate fortune elettorali.<br />
E ciò avviene anche perché ormai sono di solare evidenza i disastri economico-sociali provocati da un sistema Italia caratterizzato dalla corruzione dilagante, una corruzione che non si vuole combattere seriamente come dimostra il ritardo ultradecennale nel recepimento della Convenzione di Strasburgo.<br />
Sta di fatto che non c’è bisogno di effettuare indagini demoscopiche per avere contezza dell’assenza di grandi consensi nei confronti di una partitocrazia ricca di privilegi e di potere discrezionale impiegato (e impegnato) non per il bene comune, ma per trasformare in feudi le pubbliche istituzioni. Basta mettersi in ascolto della gente di qualsiasi ceto sociale per rendersi conto che quasi l’intera classe politica è distante mille miglia da ciò che pensano i cittadini.<br />
Nel ciclo e riciclo delle carriere politiche, c’è un altro fenomeno che sta emergendo. Quello rappresentato da uomini di partito che preferiscono riproporsi all’opinione pubblica come rappresentati di liste civiche e che finiscono col mettere in secondo piano la loro appartenenza al Partito di provenienza. Un esempio è costituito dal sindaco di Verona che, nel ricandidarsi alla guida della sua città, preferisce presentarsi come leader di una lista civica piuttosto che come esponente del suo Partito.<br />
Questo fenomeno finisce per ridurre il ruolo dei Partiti a strumenti per aggregare consensi e per la scalata a posizioni di potere da parte di singoli o di gruppi. In pratica l’elemento strumentale prende il sopravvento sul connotato valoriale. E così la coscienza collettiva all’interno del Partito si affievolisce e diventa una specie di “convinzione-convenienza comune” sulle modalità di conquista di potere personale e di gruppo. Questo ulteriore fenomeno spiega come le correnti all’interno di Partiti spesso diventano non correnti di pensiero, ma aggregazioni di interessi più legati alla carriera che alla coscienza collettiva e al complesso di valori aggreganti la comunità-partito. L’appartenenza non viene considerata un valore di primissimo piano e, quindi, non è un connotato identificativo dell’essere e del modo di essere per l’assunzione di responsabilità pubbliche.<br />
Quando l’appartenenza finisce per non essere pregna di valori identificativi, la specifica credibilità del candidato si affida ad altri connotati che non sono complementari, per esempio la competenza tecnica, ma essenziali e prioritari rispetto ai fini della medesima credibilità e della “presentabilità”.<br />
Ecco perché diventano di grande attualità le riflessioni di Piero Gobetti quando, occupandosi di questioni attinenti all’etica pubblica, scriveva testualmente: “possiamo e dobbiamo partecipare alla vita dello Stato solo quando avremo sviluppato in noi dei valori concreti. Questo sviluppo comincia oggi per la volontà chiara in noi di organizzare le nostre coscienze”.<br />
Sempre in tema di etica pubblica, un liberale come Einaudi, tanto per fare un esempio, assunta la carica istituzionale di Presidente della Repubblica sapeva (ed ha saputo) ben distinguere il ruolo istituzionale da quello dell’appartenenza ad un Partito. Quindi l’essere un liberale era (ed è stato) un elemento valoriale di sicuro affidamento. Per il liberale Einaudi l’aspetto ontologico dell’essere un liberale e l’aspetto deontologico del dover essere un Presidente di tutti gli italiani sono connotati valoriali che attengono anche all’affidabilità della sua carriera politica.<br />
Nell’ultimo quindicennio, invece, il bipolarismo all’italiana, favorito dalla legge elettorale che “regala” un premio di maggioranza alla più grossa minoranza, ha consentito l’occupazione dei palazzi del Potere da parte di chi riusciva ad accaparrarsi la maggioranza governativa. Abbiamo assistito ad una specie di immedesimazione organica dei partiti di maggioranza con lo Stato. La maggioranza, favorita anche da una sciagurata legge sullo spoil system all’italiana, ha avuto un gioco facile nell’ occupare le istituzioni in molti settori della Pubblica Amministrazione. Il degrado della vita pubblica è stato favorito anche da una produzione legislativa sostanzialmente in deroga ai principi generali del buon andamento e dell’imparzialità dell’amministrazione pubblica.<br />
Ecco perché le parole di Gobetti possono essere un bel programma di natura etica e politica per i liberali che si accingono a celebrare il loro XXVIII congresso a fine marzo 2012. C’è da auspicare, al riguardo, che il pensiero e l’opera di Gobetti e dei grandi personaggi che sono la carta di identità di un Partito di antico lignaggio (Croce, Einaudi, Malagodi, Valitutti, etc.) possano segnare il cammino delle scelte dei liberali italiani.<br />
Roma 17 Marzo 2012<br />
Antonio Pileggi<br />
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Questo articolo è stato pubblicato il 17 Marzo 2012 dal web magazine Rivoluzione liberale. Ecco il link:<br />
http://www.rivoluzione-liberale.it/il-valore-dellappartenenza-ai-partiti/blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-22336667399983445772012-03-17T15:13:00.000+01:002012-03-17T15:13:11.140+01:00In attesa del XXVIII Congresso dei LiberaliLo slogan del prossimo Congresso Nazionale del Partito Liberale Italiano che si svolgerà a Roma dal 23 al 25 è “La mia storia, il mio futuro, la mia libertà”. Storia, futuro e libertà sono tre parole ognuna delle quali è una parola-chiave per interpretare il momento storico-politico che sta attraversando non solo l’Italia, ma l’intera Europa, gli Usa, i Paesi emergenti come il Brasile, i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Russia, Cina e il resto del mondo. E’ un bel tema quello indicato dal Gruppo dirigente del PLI per il Congresso che riguarda un Partito di antico lignaggio e che ha sempre fatto, della continuità e della grandissima attenzione ai cambiamenti e all’innovazione, un suo modo di essere nella società italiana. Un Partito portatore di valori e principi ispirati principalmente e in via prioritaria alla dimensione dell’etica pubblica.<br />
Saranno certamente sotto l’attenzione degli osservatori politici le indicazioni e le scelte che verranno adottate in occasione del Congresso.<br />
Innanzi ad un possibile disfacimento ovvero alla scomposizione e ricomposizione dei Partiti italiani presenti nell’attuale Parlamento (il più antico Partito è la Lega), il Partito Liberale italiano ha parecchio da dire e parecchio da fare, specialmente sul piano culturale e sul piano economico, e potrebbe (dovrebbe) suscitare nell’opinione pubblica un interesse politico particolare. Celebrare il Congresso di un Partito di antica tradizione liberale, quella vera e non quella mascherata da annunci che sono stati posti in essere come paravento a politiche tutt’altro che liberali, è un’occasione di prima grandezza anche perché l’opinione pubblica è, giustamente, indignata e molto ostile ai Partiti e alla partitocrazia, specialmente quella nata e sviluppatasi nel corso della seconda Repubblica, una partitocrazia che ha generato una casta di privilegiati lontani dai bisogni reali dei cittadini e del Paese. Non ci sono da fare sondaggi per accertare quanto siano poco amati dagli italiani i “privilegiati” presenti nei Palazzi del potere con scarso senso dello Stato, con scarsa rappresentatività per via della legge elettorale “porcata” (varata a sostegno del bipolarismo all’italiana) e con scarsa consapevolezza della urgente necessità di un impegno politico idoneo a perseguire e tutelare il bene comune.<br />
Roma 24 febbraio 2012<br />
Antonio Pileggi<br />
Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2012 dal Web magazine Rivoluzione liberale. Ecco il link:<br />
http://www.rivoluzione-liberale.it/in-attesa-del-xxviii-congresso/blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-49899027837405792262011-12-11T21:42:00.000+01:002011-12-11T21:42:58.033+01:00Lifelong learningMentre l’Italia in crisi politica, economica e finanziaria si sta domandando come superare questa grave situazione, pochi si interrogano sul livello culturale degli italiani che hanno trovato, nell’invadenza televisiva finalizzata alla disinformazione sistematica, la fonte principale del sapere collettivo. Un sapere dove i “codici di apprendimento” principali, per giovani e meno giovani, sono strumentalmente “sfruttati” da ineffabili trasmissioni televisive delle quali è meglio non parlarne per non far loro ulteriore propaganda.<br />
Tullio De Mauro, ex ministro della Pubblica istruzione e insigne linguista, intervenendo in un recente convegno svoltosi a Firenze, ha reso noto dati veramente allarmanti confermati da due recenti studi internazionali: il 33% di cittadini sa leggere, ma riesce a decifrare solo testi di primo livello in una scala da 1 a 5 (un ulteriore 33% si ferma a testi di secondo livello); il 71% è al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in lingua italiana di media difficoltà; il 5% non è in grado di decifrare lettere e cifre; non più del 20% della popolazione conosce l’uso appropriato della lingua italiana ed ha le competenze minime necessarie per risolvere situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana.<br />
De Mauro e le indagini statistiche da molto tempo ci informano su questa drammatica situazione, ma è ormai di tutta evidenza un altro dato: i decisori politici italiani e i media da un bel po’ di anni sono in tutt’altre faccende affaccendati.<br />
E mentre sono state messe in atto politiche caratterizzate da tagli alla scuola e alla cultura, l’Italia è rimasta indietro, molto indietro, rispetto agli obiettivi, tutti disattesi, che erano stati fissati nelle indicazioni europee in materia di educazione permanente e ricorrente e in materia di interventi seri per ridurre drasticamente la dispersione scolastica.<br />
Uno degli ultimi tentativi per affrontare in termini legislativi, cioè con un organico disegno di legge in materia di apprendimento permanente, ci fu nel 2007. Ma a causa del termine anticipato della quindicesima legislatura il disegno di legge cadde nel dimenticatoio e, in seguito, sono stati praticati interventi in via amministrativa i cui risultati sono sotto i nostri occhi e sotto gli occhi vigili di De Mauro.<br />
Per memoria vorrei ricordare che il disegno di legge del 2007, dopo aver ricevuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, era stato predisposto in coerenza con gli indirizzi espressi in sede comunitaria e aveva previsto una strategia per il cosiddetto “apprendimento permanente” (lifelong learning) capace di far fronte alla diffusa inadeguatezza di istruzione nelle persone in età lavorativa. Col disegno di legge si indicavano obiettivi finalizzati ad incoraggiare e a favorire la partecipazione a occasioni di apprendimento continuo. In buona sostanza, l’intervento legislativo aveva la piena consapevolezza, confermata dalle ricorrenti rilevazioni statistiche, del rischio di un nuovo analfabetismo che, di fatto, ostacola fortemente l’accesso al lavoro di categorie deboli, alimenta l’esclusione sociale e impoverisce le potenzialità di sviluppo dell’intero Paese.<br />
Per avere cognizione esatta dei ritardi, dell’insensibilità e della miopia dei decisori politici italiani, basta citare un documento europeo del novembre 2001, cioè di dieci anni fa, che è intitolato “Realizzare uno spazio europeo dell’apprendimento permanente” e che, guarda caso, fin dal titolo mette in evidenza un proverbio cinese del 645 avanti Cristo: “Quando fai piani per un anno, semina grano. Se fai piani per un decennio pianta alberi. Se fai piani per la vita, forma e educa le persone.”<br />
Antonio Pileggi<br />
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© Rivoluzione Liberale<br />
Articolo pubblicato il 2 dicembre 2011 su Rivoluzione-Liberale. Ecco il link:<br />
http://www.rivoluzione-liberale.it/lifelong-learning/ <br />
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<a href="http://www.okeanos.org/lifelong%20learning.pdf"></a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-24548358585307587632011-12-05T12:57:00.000+01:002011-12-05T12:57:11.380+01:00Etica pubblica e pubblica funzioneI Docenti di tutte le scuole e, in particolare, i “Maestri” della scuola elementare, ora si chiama scuola primaria, lasciano sempre il segno nei processi di formazione del cittadino.<br />
Anche in occasione dello svolgimento di un pubblico incarico al di fuori della comunità scolastica si può diventare “Maestro” impegnato in attività didattiche tali da lasciare una traccia indelebile sia nella formazione delle giovani generazioni e sia nella società.<br />
Chi volesse proporsi a svolgere un incarico istituzionale nel pubblico interesse, e non per assecondare una propria ambizione o aspirazione personale, può trovare, in alcuni insegnamenti, delle indicazioni di alto valore etico, politico e sociale.<br />
Senza scomodare le teorie facenti capo alle scienze pedagogiche e alle scienze politiche, ci sono due episodi che spiegano il significato e la portata dei “chiamati” nella dimensione dell’etica pubblica.<br />
Il primo episodio si è verificato il 19 maggio 2006 quando il neo eletto Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appena insediato, decise di ricevere al Quirinale i bambini di una scuola elementare come primo atto del suo settennato.<br />
Nel corso dell’incontro si presentò l’occasione per rendere di solare evidenza e per spiegare in modo chiaro e netto cosa sia e come si possa diventare un “chiamato” per l’espletamento di un incarico istituzionale.<br />
Quel giorno il Presidente Napolitano dialogò con i bambini in un clima festoso e gioviale. Un bambino gli chiese se avesse mai sognato da piccolo di fare il Presidente della Repubblica. “Addirittura, quando avevo la vostra età c’era la monarchia” – rispose Napolitano – “quindi non potevo sognare di fare il Re, tantomeno il Presidente della Repubblica”.<br />
“In ogni caso – aggiunse – non si tratta di cose che qualcuno può sognare di poter fare. Può capitare di essere chiamati a questa responsabilità impegnativa e pesante. Si può sognare, invece, di diventare un bravo pittore, un grande musicista, un bravo professionista, ma non un Presidente della Repubblica. Non ci si può proporre di diventarlo: si è chiamati a farlo”.<br />
A conclusione dell’incontro regalò ad ogni bambino una copia della Costituzione dicendo loro che in questo testo c’è scritto come è e come dovrebbe essere l’Italia.<br />
Domande e risposte consentirono lo svolgimento di un dialogo educativo foriero di tantissimi significati e, sotto molteplici aspetti, quell’incontro è memorabile perché è una lezione di “etica pubblica” e di storia, è un esempio di didattica di grandissimo significato morale, civile e politico, è una dimostrazione di cosa dovrebbe fare un “Maestro” a scuola per la preparazione del cittadino, è una indicazione precisa sulle qualità e sulle aspirazioni personali di chiunque volesse pretendere di proporsi a svolgere un ruolo pubblico nell’interesse generale della comunità nazionale di un Paese.<br />
Il secondo episodio è sotto i nostri occhi in questo novembre del 2011. Riguarda il Governo dei “chiamati” che è la caratteristica dell’Esecutivo affidato alla guida del sen. Mario Monti. Ovviamente non sono i “chiamati” nel significato evangelico, biblico, o religioso. ma nel significato più squisitamente laico e politico. Infatti è stato il Parlamento, espressione degli eletti dal Popolo sovrano, che ha attribuito, con la fiducia, l’investitura di natura politica al Governo. Sulla base di siffatti presupposti, parlare di Governo tecnico è del tutto fuori luogo.<br />
In buona sostanza, si è concretizzata una eccezionale situazione in cui al Governo del Paese è stata preposta una squadra di Persone “chiamate” a svolgere un compito che solitamente è affidato a dirigenti selezionati nell’ambito della “carriera” politica. Una carriera, quest’ultima, che è caratterizzata dalla capacità dei singoli (e dei gruppi) di proporsi allo svolgimento di pubbliche funzioni.<br />
Caratteristica dei chiamati non è il loro desiderio personale (e di gruppo) di occupare un alto incarico pubblico, bensì il desiderio (la volontà) di altri, dotati del potere di scelta, di stabilire requisiti oggettivi, e non aspirazioni personali, necessari per lo svolgimento di una pubblica funzione.<br />
L’accesso ad una pubblica funzione diventa, attraverso la procedura di nomina del chiamato, un accesso sottoposto a valutazioni di convenienza e di opportunità che trascendono le aspirazioni personali del nominando, tecnico o politico che sia.<br />
Antonio Pileggi<br />
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© Rivoluzione Liberale<br />
Questo articolo è stato pubblicato da Rivoluzioneliberale.it il 28Novembre 2011. Ecco il link:<br />
http://www.rivoluzione-liberale.it/etica-pubblica-e-pubblica-funzione/blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-41703052647646893542011-11-20T07:12:00.000+01:002011-11-20T07:12:05.197+01:00Diritti dell'infanzia. In evidenza la Convenzione di New York del 20 novembre 1989<a href="http://www.okeanos.org/Convenzione%20di%20New%20York%20del%201989%20sui%20diritti%20dei%20fanciulli.pdf"></a><br />
La Convenzione di New York del 20 novembre 1989 è lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei<br />
diritti dell'infanzia. Comprende anche i diritti e le libertà attribuiti agli adulti<br />
(diritti civili, politici, sociali, economici, culturali).<br />
E' vincolante per gli Stati che la ratificano e offre un quadro di riferimento<br />
normativo nel quale sono confluite tutte le indicazioni maturate in<br />
cinquant'anni di sempre difficile difesa dei diritti dei bambini.<br />
E' stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre<br />
del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.<br />
L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176.<br />
Obbliga gli Stati che l'hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a<br />
quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad<br />
assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi<br />
nei confronti dei minori.<br />
La Convenzione sollecita i Governi ad impegnarsi per rendere i diritti in essa<br />
enunciati prioritari e per assicurarli nella misura massima consentita dalle<br />
risorse disponibili.<br />
*******<br />
Alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia si accompagnano due Protocolli opzionali<br />
che l'Italia ha ratificato il 9/5/2002 con legge n. 46.blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-31691325787646300412011-11-19T10:21:00.000+01:002011-11-19T10:21:29.077+01:00Il Governo Monti e i PartitiIl Governo presieduto dal sen. Mario Monti ha molte “particolarità” rispetto a tutti i Governi che lo hanno preceduto nella storia della Repubblica italiana. Sarebbe troppo lungo evidenziarle tutte anche perché molteplici e complessi sono gli aspetti che devono essere analizzati, dalle situazioni economiche, politiche e istituzionali, che hanno dato origine all’investitura di questo Esecutivo, agli aspetti strutturali e funzionali, che sono stati decisi col sostegno di una larghissima maggioranza del Parlamento. Una maggioranza che non può essere definita alla stregua delle passate denominazioni caratterizzate da tentativi, più o meno riusciti, di aggregazione, nell’esperienza governativa, di forze politiche diverse (solidarietà nazionale, pentapartito, compromesso storico, convergenze parallele e via dicendo).<br />
Sta di fatto che in questi giorni si è realizzata una forma di “unità nazionale” decisa, sia pure con diversa intensità e con differenti (ma convergenti) motivazioni, da quasi tutte le formazioni politiche rappresentate in Parlamento.<br />
Invero Monti, nella relazione programmatica con la quale chiede la fiducia delle Camere, parla di “impegno nazionale”. Si può desumere, al riguardo, che con tale definizione vuole anche coniare una motivazione compatibile con le molteplici e diverse identità delle diverse formazioni politiche che intendono riconoscersi nella maggioranza.<br />
Pertanto, risulta appropriata la definizione “impegno nazionale” per qualificare sia la fase che ha presieduto il processo di formazione del Governo e sia quella che sarà la successiva azione politico-amministrativa del nuovo Esecutivo.<br />
Sotto gli aspetti strutturali, quello che caratterizza questo Esecutivo, è l’elevata competenza tecnica e l’indiscutibile sobrietà dei singoli ministri “chiamati” a guidare i dicasteri nonché la provenienza degli stessi ministri, nessuno dei quali appartiene organicamente ai Partiti che hanno deciso di sostenere il Governo.<br />
Sotto il profilo funzionale è stata concretamente messa in atto la netta distinzione tra ruolo e compito del Governo e ruolo del Parlamento e, inoltre, è stata realizzata, nei fatti, l’incompatibilità tra incarichi di partito e incarico nelle istituzioni.<br />
In effetti è la prima volta che ciò accade in questi termini così peculiari fin dalla fase dell’investitura (cioè fin dalla “chiamata” al ruolo di Ministro e di Primo ministro). Ma attenzione a non dimenticare la buona e saggia prassi, vigente fino agli anni ’80 del secolo scorso, secondo cui chiunque fosse stato chiamato a svolgere un incarico governativo aveva l’obbligo, sancito nelle regole interne ai Partiti, di dimettersi immediatamente dagli incarichi di partito allo scopo di rendere visibile e concreta la incompatibilità tra il ruolo da svolgere nell’interesse generale del Paese e il ruolo, di parte, nel Partito di provenienza.<br />
Si diceva, in una stagione molto lontana, che non si potesse stare contemporaneamente a Piazza del Gesù e a Palazzo Chigi. Questa saggia prassi fu abbandonata da capi partito allo scopo dichiarato di conquistare più potere decisionale e personale (lo chiamavano e lo chiamano decisionismo). E, in pratica, abbiamo visto tantissimi dirigenti di partito mantenere gli incarichi di partito e gli incarichi nelle istituzioni mettendo in atto così una vera e propria occupazione dei Palazzi del Potere da parte dei Partiti.<br />
A ciò si è aggiunto il selvaggio spoil system all’italiana che consente la nomina di dirigenti non in base al merito e alla competenza; che mina alle radici il principio del buon andamento e della imparzialità della Pubblica Amministrazione; che costringe i pubblici funzionari ad un ruolo ancillare nei confronti di chi spesso ha manifestato essere dotato di scarsissimo senso dello Stato.<br />
I Partiti che ora sostengono il Governo di “impegno nazionale” si sono fatti carico di rinunciare allo svolgimento di incarichi governativi accedendo, di fatto, alla incompatibilità tra incarico di partito e incarico governativo. E’ una situazione di fatto.<br />
Certamente altro è rinunciare agli incarichi di partito dopo una nomina, altra è la situazione attuale del tutto eccezionale perché i Partiti hanno accettato di chiamarsi fuori nella costituzione della compagine governativa. E’ una situazione del tutto eccezionale determinata da diversi fattori. E’ una situazione eccezionale che ha messo un freno ai Partiti sebbene abbiano pieno titolo a selezionare e a formare la classe dirigente ai sensi dell’art. 49 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.)”<br />
E’ appena il caso di precisare che i Partiti, pur non avendo loro rappresentanti nel Governo, hanno conservato intatti il loro ruolo e i loro poteri atteso che non è venuto meno in alcun modo il loro primato e il primato della politica esercitati attraverso gli intangibili poteri di indirizzo e di controllo della funzione legislativa esercitata dal Parlamento.<br />
Roma 18.11.2011<br />
Antonio Pileggi<br />
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ARTICOLO PUBBLICATO SU RIVOLUZIONE LIBERALEblog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-35257461865793980152011-11-19T10:05:00.000+01:002011-11-19T10:05:30.271+01:00Scuola e PartitiStiamo attraversando un periodo caratterizzato da una politica di tagli alle risorse economiche destinate alla scuola, alla ricerca e alla cultura. Sono tagli che segnano una vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato e che finiscono inevitabilmente con l’incidere sulla costruzione del futuro del nostro Paese. D’altra parte si constata l’esistenza di una diffusa volontà, in ambito politico, diretta a “tagliare” i ponti col passato allo scopo evidente di far dimenticare idee ed esperienze culturali caratterizzanti il sistema scolastico italiano per come si è sviluppato dall’unità in poi. Peraltro, in presenza di tagli di risorse e di memoria storica, nell’ultimo quindicennio è stata praticata la politica degli annunci di riforme che sono state oggetto prima di approvazione e poi di modifiche a seconda delle maggioranze uscite vittoriose nelle diverse competizioni elettorali condotte all’insegna del bipolarismo all’italiana.<br />
La scuola, fin dalla nascita dell’unità dell’Italia, è stata sempre protagonista di un graduale sviluppo ed è stata destinataria di interventi (sempre in aumento quanto a risorse economiche investite) che sono stati fondamentali per assicurare lo sviluppo del nostro Paese. Nel secolo scorso si è addirittura verificato il fenomeno della così detta “espansione scolastica” con significativi investimenti nel campo del “diritto alla studio” che hanno fatto registrare complessivamente risultati più che positivi se si considera che il nostro Paese è diventato uno dei più avanzati sia sul versante economico che sul piano culturale e sociale.<br />
Guarda caso, le due anomalie del fascismo e del berlusconismo hanno coinciso con il fenomeno dell’impoverimento della scuola e della cultura. Un impoverimento che si sta accompagnando anche ad una grande crisi del sistema politico, economico e istituzionale dell’Italia.<br />
Non è azzardato sostenere che la presenza di Partiti a grande tradizione culturale coincide e assicura la creazione di quei fermenti e di quei confronti fra diverse scuole di pensiero che sono indispensabili a promuovere la crescita della scuola e, di conseguenza, la crescita sociale, economica e politica di un Paese.<br />
Gli attuali Partiti, nati quasi tutti di recente attraverso un processo di “scomposizione” di antiche formazioni politiche, hanno un grado di attenzione ai problemi della scuola che risente della “polverizzazione” delle varie scuole di pensiero (laiche, cattoliche, marxiste e socialiste) presenti in tutti i Partiti del secondo dopoguerra. Appare del tutto appropriato parlare di “polverizzazione” e non di “sedimentazione” delle pregresse esperienze culturali perché i cambiamenti intervenuti nelle organizzazioni politiche sono stati repentini e spesso sconvolgenti.<br />
Sta di fatto che la nascita di nuovi partiti sotto diverse insegne e simboli, ha fatto perdere per strada il portato della cultura maturata attraverso il dialogo e il confronto fra le diverse scuole di pensiero presenti in Italia prima e dopo la nascita della Repubblica. Ciò accade anche perché il bipolarismo all’italiana della così detta seconda Repubblica e i sistemi elettorali, che hanno favorito la “personalizzazione” della politica e il metodo della cooptazione della classe dirigente, hanno dato il via libera all’identificazione del Partito con il leadear del momento. Non è un caso che l’Italia fa registrare il singolare fenomeno dei partiti personali che addirittura prendono il nome e cognome dal capo del partito che ne diventa il padrone. Il più giovane partito è quello che starebbe per nascere sotto un nome irripetibile ad opera di chi di partiti, nell’ultimo ventennio, ne ha fondati due, Forza Italia e PDL, ricorrendo anche all’improvvisazione che ha visto fondare la formazione politica più comunemente conosciuta come “partito del predellino”.<br />
Il più antico dei grossi Partiti presenti nel Parlamento italiano, la Lega, ha rivendicato, fin dalla sua nascita, la distruzione del sistema scolastico italiano con le sue “energiche” richieste di abolizione dei Provveditorati agli Studi, istituiti fin dalla Legge Casati del 1859, e con le altre iniziative caratterizzate da una distorta e fuorviante concezione dell’autonomia delle scuole, iniziative delle quali l’esperienza della Scuola di Adro ne è il simbolo più vistoso.<br />
Ad onor del vero, nei Sindacati e in alcune associazioni permane la memoria storica delle politiche educative e dei processi di cambiamento intervenuti nella scuola. Ma il punto di osservazione sindacale resta ancorato agli aspetti necessariamente corporativi e, quindi, riguarda una delle parti coinvolte all’interno della Comunità scolastica che è invece molto ricca e variegata e comprende molteplici interessi e molteplici soggetti (componente studentesca, genitori, docenti, personale scolastico non docente, enti locali, realtà economico-produttive presenti nel territorio, etc).<br />
E’ stato sempre ed è compito essenziale dei Partiti fare la sintesi fra i diversi “interessi” coinvolti nella comunità scolastica. Ma molti Partiti che affrontano i temi della scuola sono troppo “giovani”. E qualche volta i giovani incorrono negli errori tipici di chi scalcia per farsi largo e di chi fa il deserto per emergere e distinguersi alla stregua dei costruttori di soffitte che pretendono di essere indifferenti al numero dei piani dell’edificio sottostante alla soffitta da costruire.<br />
Nella cultura (e nell’edificio) dei Liberali italiani, è sempre vivo il ricordo del pensiero e dell’opera dei tanti Ministri “chiamati” a dirigere il Dicastero del Palazzo della Minerva. Sarebbe lungo l’elenco da citare (e non c’è solamente Benedetto Croce), ecco perché è bene ricordare l’ultimo liberale, Salvatore Valitutti, che assolse il compito di Ministro della Pubblica Istruzione nella prima Repubblica e dopo che si era alzato il vento degli eventi del ’68.<br />
Avere un vivo ricordo del pensiero e delle opere di Valitutti è molto importante non solo per la scuola, ma anche per il vasto mondo della politica.<br />
Valitutti è stato un Uomo dotato di un grandissimo spessore culturale e, prima di essere “chiamato” a svolgere il compito di Ministro al Palazzo della Minerva di Viale Trastevere, aveva maturato una ricca esperienza in materia scolastica tanto è vero che era stato anche un “burocrate” della scuola. Da Provveditore agli Studi, da docente universitario e col suo impegno politico e culturale aveva ed ha dimostrato in vario modo quanto fossero importanti le idee dei liberali nella società italiana.<br />
L’attualità e l’importanza del suo pensiero emerge con chiarezza e in modo significativo quando rileggiamo i suoi scritti:<br />
“… Noi oggi sentiamo il bisogno di restituire la scuola a se stessa e perciò di restituirla alla cultura, all’autonoma e viva cultura. La nostra Costituzione nell’art. 33 dice solennemente: l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Per restituire la scuola a se stessa dobbiamo, per l’appunto, farne la sede del magistero dell’arte e della scienza, indispensabili per la formazione dei giovani ad uomini veramente liberi, cioè capaci di vivere e di operare nel mondo della libertà che è il mondo dello spirito creatore.” … “Abbiamo bisogno della filosofia, della storia, della matematica, della fisica, della chimica e delle altre forme della cultura artistica. Forse dobbiamo rinunciare a questo ricco e nutriente patrimonio per nutrirci solo del cinematografo della radiotelevisione e del giornalismo? Certamente no!”.<br />
La scuola per costruire il futuro - La cultura, quando è ampiamente diffusa, alza il livello di conoscenza e di formazione del cittadino, alza il livello della società e disegna il futuro di un Paese. La scuola non può che essere pensata come “investimento” produttivo di risorse umane che siano in grado di affrontare i molteplici e complessi temi della modernità. E’ nella scuola che si può dare l’avvio alla costituzione di quel “capitale umano” che può e deve svolgere un ruolo attivo nei vari campi in cui si articolano e si esplicano sia la convivenza (e la coesione) sociale che lo sviluppo considerati in senso etico, politico, scientifico, tecnologico, economico ed ambientale.<br />
Per sommi capi e nella tradizione del pensiero più autenticamente liberale, si possono indicare, sia pure non in modo esaustivo, almeno dieci priorità da tenere presente:<br />
Studente da considerare come persona umana al centro degli interessi primari della Comunità scolastica e della Comunità sociale;<br />
Dialogo educativo docente-studente da valorizzare e supportare, ancorché in presenza dei nuovi codici di apprendimento che le innovazioni tecnologiche e la modernità delle politiche educative consentono di introdurre, al duplice scopo di alzare il livello della qualità del servizio scolastico e di riconoscere la fondamentale importanza della funzione docente (la riconsiderazione della funzione docente dovrebbe avere idonei rinascimenti anche dal punto di vista retributivo);<br />
Aggiornamento e approfondimenti continui di tutti coloro che sono coinvolti nei processi formativi;<br />
Rapporto scuola-università finalizzato alla formazione iniziale e in servizio dei docenti, al potenziamento della ricerca educativa e dell’orientamento;<br />
Trasparenza e partecipazione nelle strategie educative e formative della componente genitoriale e degli Enti locali;<br />
Autonomia delle istituzioni scolastiche da riconoscere e attuare attraverso una seria cultura dei controlli, della valutazione e, soprattutto, attraverso l’affermazione dell’etica della responsabilità;<br />
Riconsiderazione o abolizione del valore legale dei titoli di studio;<br />
Istruzione permanente e ricorrente secondo i canoni e le esperienze che vengono indicate dall’Europa;<br />
Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) come elementi essenziali dell’architettura formativa in tutto il territorio nazionale per come previsto dalla Costituzione;<br />
Promozione del merito e del successo formativo, nonché diritto allo studio da potenziare sia per combattere adeguatamente il fenomeno della dispersione scolastica che per assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi nel pieno rispetto del dettato costituzionale.<br />
Roma 11 Novembre 2011<br />
Antonio Pileggi<br />
<br />
ARTICOLO PUBBLICATO SU RIVOLUZIONE LIBERALE<br />
ECCO DUE COMMENTI<br />
1. Luciano Corradini scrive: <br />
12 novembre 2011 alle 09:54 <br />
Ricordo anch’io Valitutti come amabile persona di cultura e scuola. In persone come lui il liberalismo non è stato più identificabile con la cultura aristocratica, illuministica e relativistica, ma come componente indispensabile del patto costituzionale, Cari saluti.<br />
<br />
2. Raimondo Bolletta scrive: <br />
14 novembre 2011 alle 12:10 <br />
La tesi di Pileggi è certamente interessante: il sedimentato culturale dei nuovi partiti della seconda Repubblica è così esiguo e povero che questi non riescono ad ispirare positivamente la crescita della scuola italiana. Cita, come fosse un fenomeno carsico, la concezione liberale del sistema educativo che variamente è emersa nel dibattito sulla scuola e la riprende evocandone la ricchezza e la disponibilità in un momento di passaggio certamente grave e difficile. Penso però che il vero problema del rapporto tra partiti e scuola sia legato al fatto che il sistema dell’alternanza bipolare, diventato in realtà un regime mediatico populista di una società decadente impaurita dal futuro incerto, presupporrebbe che la scuola fosse trattata come la Costituzione, un affare da trattare con un’ottica bypartisan per cui il ministro successivo (anche della stessa parte) non smonti quello che ha fatto il precedente. Questo, a mio avviso, ha avvilito gli interventi riformatori della scuola facendone prevalere gli aspetti superficiali e contingenti rispetto a quelli di lunga prospettiva e di identità culturale. Il momento economico è grave ma proprio il commissariamento MONTI potrebbe consentire ai partiti, presenti in Parlamento, un approccio più unitario ai problemi della scuola legato a una prospettiva condivisa a fondamento di una identità nazionale culturalmente forte.blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-38107609843751834282011-11-11T06:14:00.000+01:002011-11-11T06:14:00.564+01:00Mario Monti senatore a vitaTestimonianza. Durante i sette anni in cui ho frequentato, per ragioni di lavoro, gli ambienti Ue di Bruxelles, Mario Monti era citato e indicato come stimatissima Persona tenuta in grande considerazione da parte di alti esponenti dell’establishment europeo.<br />
Antonio Pileggiblog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0Roma, Italia41.8905198 12.49424859999999241.6330973 12.146585599999991 42.1479423 12.841911599999992tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-7505150065344626562011-10-21T23:41:00.000+02:002011-10-21T23:41:59.700+02:00L'utopia del quinto comandamentoInnanzi al rosso sangue sui volti e sul corpo dei morti e dei feriti nel corso di guerre e di scontri fra
esseri umani, ancorché fosse il turno di dittatori assassini assassinati, la mente di ogni uomo non
può fuggire dagli interrogativi sulla natura umana e sul grado di civiltà raggiunto degli umani sparsi
alle varie latitudini del Pianeta Terra.
Innanzi alla violenza e agli effetti della violenza c’è sempre difficoltà a trovare le parole giuste. C’è,
negli ambienti laici e religiosi, il rito delle dichiarazioni più o meno consolatorie al termine, sempre
provvisorio, delle tragedie delle guerre.
Persone particolarmente sensibili hanno recentemente parlato di "nostalgia dello Stato di diritto …
in tutti gli Stati”. Certamente lo Stato di diritto ha gli elementi essenziali per tentare di risolvere i
conflitti e le controversie di vario genere. Ma la “breve” storia dell’umanità, nonostante le varie
proclamazione dei diritti e nonostante le scuole di pensiero sullo Stato di diritto è affollata, in modo
ricorrente, da guerre e da dittatori assetati di potere e di sangue poi finiti tragicamente nel loro
stesso sangue.
Se dovessimo dare un colore ad ogni epoca del genere umano, dovremmo dire che, fin dall’età della
pietra, siamo ancora in piena epoca del “rosso”, cioè in una epoca segnata dal colore del sangue che
viene continuamente “versato” nelle infinite guerre fra gli esseri umani. In molte bandiere il rosso è
il rosso del sangue “versato” per qualche causa in una delle costanti guerre fra gli umani. In questa
nostra epoca del “rosso sangue” non è compito facile tentare di spiegare, con parole appropriate, il
senso e la portata del "diritto" e dello Stato di diritto, sotto il duplice profilo della filosofia del
diritto e della storia della filosofia del diritto.
Ogni tentativo di ragionare sulle teorie del diritto, quando accadono fatti tragici, inevitabilmente fa
correre il pensiero sui comportamenti del genere umano il quale, pur avendo realizzato un
sorprendente progresso tecnologico, dall'età del bronzo all'età dell'iPhone, dell’iPad, dei satelliti
orbitali e dei voli nello spazio, è rimasto fermo all'età del bronzo allorquando usa i prodotti della
tecnologia, siano essi le asce e le lance di bronzo oppure i satelliti o le armi più sofisticate, per
alimentare i massacri (li chiamano guerre) all'interno della comunità umana. Siamo all'età del
bronzo, ovvero all'età della pietra, nelle lotte dell'uomo contro l'uomo.
Nulla è cambiato. Non c’è stata evoluzione, nel profondo della coscienza del genere umano quando
è in gioco il mondo delle relazioni fra uomini e fra gruppi di uomini. L’evoluzione c’è stata, ma solo
in direzione dell’affinamento dei mezzi di distruzione e di annientamento dell’altro.
Nell’evoluzione dell’aggressività si sono moltiplicati gli strumenti di offesa messi a disposizione
dall’evoluzione tecnologica.
L’uomo mira a conquistare e poi a conservare, sempre con comportamenti primitivi e bestiali, il
conseguimento di privilegi nell'esercizio del potere dell'uomo sull'uomo. Siamo ancora lontanissimi
da una nuova epoca in cui siano superate le guerre e la violenza dell’uomo sull’uomo. Quel poco
che si intravede all’orizzonte resta allo stadio delle utopie mentre restiamo lontanissimi da una
nuova epoca che possa essere connotata da un nuovo colore diverso dal rosso sangue; siamo
lontanissimi da una nuova era in cui non ci sia più spazio e storia per i dittatori e per gli aspiranti
dittatori di turno. Si può “immaginare” (imagine?) una nuova epoca in cui il potere dell'uomo
sull'uomo possa esercitarsi non come conseguimento di privilegi, ma come un “compito” da
svolgere solo ed esclusivamente alla stregua di "servizio" per il bene comune? Quale sarà il
prossimo colore?
Roma 21 ottobre 2011
Okeanosblog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-36016187687629182702011-06-27T23:54:00.000+02:002011-06-27T23:54:44.526+02:00La via referendaria al MattarellumE' stato pubblicato (oltre che sulla bacheca Facebook di Enzo Palumbo e su Rivoluzioneliberale.it) lo studio di Palumbo e Saponaro che hanno approfondito l'esame dell'istituto del referendum come strumento principe di “democrazia diretta” da mettere in campo per realizzare la cancellazione della legge elettorale italiana definita “porcata” finanche da chi la ideò e la fece approvare. E' molto difficile che il Parlamento provveda spontaneamente a modificarla anche perché è il medesimo Parlamento generato da siffatto sistema elettorale. E' di solare evidenza che l'Assemblea legislativa attuale è dominata prevalentemente da chi ha esercitato, a piacimento, il potere di nomina dei parlamentari. Ecco perché si evidenzia la necessità di una “svolta” ovvero di una “forte pressione” referendaria. C'è un significativo precedente che tutti tentano di far dimenticare. Cioè il “singolare” incarico, che Napolitano diede al Presidente del Senato Franco Marini dopo la caduta dell'ultimo Governo Prodi, per formare un Governo con il compito, specificato nella “formulazione” dell'incarico stesso, di cambiare la legge elettorale. E' stata la prima ed unica volta nella storia della nostra Repubblica che si sia verificato un siffatto incarico con natura e contenuto predeterminati. L'incarico era scaturito dalla necessità di cambiare l'impresentabile “porcellum” che tutti dicevano di non volere, ma solo a parole. Infatti il tentativo del Capo dello Stato fu fatto fallire perché tutti, destra e sinistra, volevano andare al voto-subito con la vigente legge elettorale per poter esercitare ad libitum il potere di nomina dei parlamentari.
Roma 26 Giugno 2011
Antonio Pileggi
ECCO I LINK:
sul web: http://www.okeanos.org/LA%20VIA%20REFERENDARIA%20AL%20MATTARELLUM.pdf
Sul web magazine rivoluzioneliberate.it: http://www.rivoluzione-liberale.it/la-via-referendaria-al-%E2%80%9Cmattarellum%E2%80%9D-i-parte/
su Facebook: https://www.facebook.com/enzo.palumbo
su twitter:
http://twitter.com/#!/Pileggiromablog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-56312651300764712312011-06-27T23:41:00.000+02:002011-06-27T23:41:12.938+02:00Ieri si parlava di respingimenti oggi è la giornata mondiale dei rifugiatiRoma 20 Giugno 2011. Ieri un Ministro della Repubblica italiana, in un comizio rivolto alla sua parte politica, si è attribuito
il merito di aver dato inizio ai "respingimenti".
E' appena il caso di ricordare che quest'anno l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha dedicato la Giornata Mondiale del Rifugiato al 60° anniversario della Convenzione di Ginevra del 1951 concernente lo Status dei rifugiati, cioè il primo accordo internazionale che impegna gli Stati a concedere protezione a chi fugge dalle persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni
politiche.
Ed in questa occasione a Lampedusa è arrivata Angelina Jolie nella veste di ambasciatrice ONU per i rifugiati. Ha dichiarato, tra l'altro, "c'è bisogno di più tolleranza".
Sono eventi che non hanno bisogno di commenti.
Roma 20 giugno 2011
Antonio Pileggi
NOTA pubblicata su Facebook da Antonio Pileggi il giorno lunedì 20 giugno 2011 alle ore 22.52.
Ecco il link della nota che su Fb contiene anche dei commenti:
https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150230940034337blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-74864770349573354392011-06-27T23:31:00.000+02:002011-06-27T23:31:50.687+02:00I MINISTERI NELLA RIFFA DEL BALLOTTAGGIO DI MAGGIOA seguito dell’unificazione della Germania, per effetto della caduta del Muro, il trasferimento dei Ministeri da Bonn a Berlino fu programmato meticolosamente in un arco temporale di dieci anni per garantire ai cittadini tedeschi una amministrazione della cosa pubblica idonea a risolvere ogni aspetto funzionale e strutturale di livello nazionale. Questa scelta fu operata dando priorità alla
continuità e alla efficienza amministrativa, senza trascurare i problemi di carattere organizzativo correlati al trasferimento di strutture e di personale da una località ad un’altra.
Cosa sta accadendo in Italia in questi giorni?
Il capo della Lega Nord ha promesso agli elettori interessati al ballottaggio che in questo mese di maggio si deve svolgere nella città di Milano, il trasferimento di almeno 2 Ministeri da Roma a Milano. Il medesimo, che è anche Ministro della Repubblica, ha reso noto di essere certo del trasferimento dei Ministeri, perché gli è stato promesso dal Capo del Pdl, che è anche Capo del Governo e della maggioranza parlamentare denominabile “coalizione Bossi-Berlusconi- Scilipoti”.
Un importante esponente del partito di maggioranza (presidente della Regione Lombardia) ha osato dimostrare scetticismo innanzi all’ipotizzato trasferimento di ministeri, ma è stato subito gratificato dal Capo della lega Nord con una “pernacchia” fatta a telecamere accese.
Chiedo scusa per questo mio lessico poco ministeriale, ma nel caso di esponenti del partito della lega Nord, si assiste frequentemente ad una singolare “capacità” comunicativa da parte di personaggi di alto profilo istituzionale, che esprimono il loro pensiero politico-istituzionale secondo una sconcertante (ma finora vincente e corteggiata) “scuola di pensiero”.
Il Presidente della Regione Piemonte, anch’egli un leghista, a sua volta, ha rivendicato un Ministero per la città di Torino. E sembra che i leghisti rivendichino un Ministero anche per la città di Firenze.
A Sud, il candidato a Sindaco di Napoli appartenente al Pdl, nel ballottaggio di maggio, ha dichiarato di essere interessato anche lui a un Ministero nella sua città.
Il sindaco di Roma e la Presidente della Regione Lazio, entrambi di stampo Pdl, hanno protestato per questo ipotizzato trasferimento e si sono rivolti al Capo del Governo. Addirittura il sindaco di Roma ha dichiarato che Roma è pronta a scendere in Piazza per difendere la permanenza dei Ministeri nella capitale, e sembra che anche il Consiglio comunale di Roma si sia espresso o si debba esprimere al riguardo. Io non so dare a me medesimo una risposta sul perché un argomento
del genere sia di competenza del Consiglio comunale di Roma (o dei consigli comunali di Milano, Firenze, Torino o Napoli), ma tutto quello che accade nella Penisola è un indicatore dell’altissima “competenza istituzionale” della classe politica italiana.
Quanto alle “alte competenze istituzionali”, il Capo del Governo è intervenuto per dichiarare che non di trasferimento di ministeri si tratterebbe, ma di trasferimento di “Dipartimenti”. Ecco cosa riferisce il Corriere della Sera del 23 maggio 2011 in base alle dichiarazioni, virgolettate, del capo del governo: “A Milano arriveranno probabilmente dei dipartimenti. In città ci sono già dei
dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico”.
Non occorre spiegare in modo appropriato cosa sia, come sia strutturato e a cosa debba servire un ministero, un dipartimento o un “provveditorato scolastico”. Ma qualche precisazione occorre farla perché a parlare in questa riffa da ballottaggio non sono cittadini normali, ma esponenti di alto profilo istituzionale. Le precisazioni sono necessarie anche per offrire qualche motivo di riflessione
in questa nostra Italia dove vige il principio “quod principi placuit, legis habet vigorem”, e dove si verifica un continuo disfacimento del senso dello Stato.
Per non farla lunga, mi limito a fare qualche accenno al “provveditorato scolastico” di cui ha parlato il Presidente del Consiglio.
Il “provveditorato scolastico” non c’è più nel sistema scolastico italiano perché, sebbene esistente fin dalla Legge Casati del 1859, è stato inopinatamente soppresso da una maggioranza di centrosinistra nell’anno 2000 sotto la spinta della Lega che in quel tempo ne chiedeva con forza la soppressione.
Giusto per dare l’idea della natura e della portata delle richieste della Lega e della grande indulgenza nei suoi confronti (che ha generato la criticabile riforma del Titolo V della Costituzione), è appena il caso di ricordare che in quel periodo la Lega chiedeva anche la soppressione delle Prefetture, ma poi non vi ha insistito avendo ottenuto di collocare un suo esponente a Capo del Viminale, dal quale dipendono tutti i Prefetti d’Italia.
Torniamo alla scuola. Al posto del soppresso “provveditorato scolastico”, di livello provinciale, furono istituite, sempre nel 2000 e come articolazione del Ministero dell’Istruzione, le direzioni generali regionali in tutte le regioni d’Italia. Attualmente in Lombardia c’è una delle venti direzioni generali di livello regionale e niente di più. Di Dipartimenti, nel sistema scolastico, ce ne sono solamente tre allocati a Roma e sono per l’esattezza: il Dipartimento per l’istruzione, il Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali e, infine, il Dipartimento per l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca. Quindi il Capo del Governo, quando parla di “provveditorato scolastico”, si riferisce a qualcosa di inesistente.
Il Ministro della Funzione Pubblica, che occupa Palazzo Vidoni a Roma, nulla dice su questo scenario, che oserei definire una “sceneggiata” di grande rilievo, perché riguarda i gravi problemi strutturali e funzionali dei Palazzi del Potere, oggetto di appropriazione e di spartizione come se fossero feudi. Infatti la ipotizzata disseminazione dei Ministeri a livello territoriale non è rivolta ad assicurare una Pubblica Amministrazione ispirata ai principi dell’efficienza della efficacia
dell’Azione amministrativa, ma risponde in modo del tutto evidente ad una logica di appropriazione e di spartizione delle istituzioni.
Si appalesa una sconcertante logica “coerente” con lo spoil system all’italiana, che riguarda l’accesso, o meglio l’occupazione delle istituzioni da parte di dirigenti scelti non per merito e non per fedeltà alle istituzioni, ma per appartenenza e per fedeltà ai Partiti. I pubblici dirigenti sono stati
ridotti ad un ruolo ancillare e servile in barba ai principi e ai valori disegnati nella Costituzione.
In proposito basterà ricordare l’art. 97, dove è prescritta la necessità che “siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”, e l’art. 98, dove è stabilito che “i pubblici
impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”, che sembrano divenuti reperti archeologici.
Roma 28 Maggio 2011
Antonio Pileggi
N.B. Questo articolo è stato pubblicato su Rivoluzioneliberale.it dove sono presenti alcuni significativi commenti e l'indicazione della quantità di persone che abbiano inteso esporre il “mi piace”. Ecco il link: http://www.rivoluzione-liberale.it/i-ministeri-nella-riffa-del-ballottaggio-dimaggio/
lo stesso aticolo è stato pubblicato fra le note dell'autore su Facebook:
https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150207034414337blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-48142520903208169952011-05-09T20:52:00.000+02:002013-02-13T23:23:54.711+01:00Facebook<a href="https://www.facebook.com/">Facebook</a>blog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-36802176.post-6662894441447940662011-04-09T19:55:00.000+02:002011-04-09T19:55:28.822+02:00L'avvocato legislatore pro domo suaA proposito della “funzione difensiva di imputato” svolta in un processo penale contemporaneamente allo svolgimento della “funzione legislativa” in Parlamento dove un avvocato-onorevole elabori proposte o esprima voti su leggi di modifica dell'ordinamento giuridico sostanzialmente a favore dell'imputato (nei confronti del quale fornisca o ambisca di fornire ovvero stia già fornendo la sua prestazione professionale) vorrei porre, con la massima cautela e con il massimo rispetto nei confronti di eccellenti professionisti, degli interrogativi che a me sembrano, a prima vista, appartenere alla sfera dell'etica pubblica.
Quanto agli aspetti deontologici del professionista impegnato nel duplice ruolo di difensore di imputato e di legislatore proponente modifiche legislative che si risolvano in favore del suo assistito, esprimo perplessità nel formulare interrogativi perché, com'è noto, spesso diventa più importante formulare la domanda che provvedere per la risposta. Peraltro e per quanto io ne sappia, risulta difficile formulare interrogativi ed elaborare risposte perché non sembrerebbe che esistano in Italia dei precedenti cui far riferimento.
Una riflessione potrebbe essere fatta alla luce del giuramento che ogni avvocato è tenuto a fare quando chiede l'iscrizione all'albo. La formula del giuramento, ai sensi dell'art. 12 R.D.L. 27 novembre 1933 n. 1578, è la seguente: “ Giuro di adempiere i miei doveri professionali con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia e per gli interessi superiori della Nazione” e tale giuramento pone in capo all'avvocato particolari doveri che non sono quelli strettamente legati agli interessi della parte che difende. E poiché nel processo penale esiste ed è necessaria la tutela delle vittime dei reati ed è presente la pretesa punitiva dello Stato nei confronti dell'imputato, risulta complicato definire il ruolo dell'avvocato che sia difensore di una parte del processo, cioè dell'imputato, e, nel contempo, promotore, specialmente a processo iniziato, di una legge modificativa dell'ordinamento che si risolva in favore dell'imputato.
A tal proposito, non vi è dubbio che si verifica, nei fatti, un vero e proprio sbilanciamento con privilegi a favore dell'imputato e in danno della parti offese ed in danno della pretesa punitiva dello Stato.
In base all'art. 111 della Costituzione, il giusto processo è quello che si svolga “in condizioni di parità” tra le parti. Sta di fatto che la parte postasi a difesa dell'imputato in siffatta situazione si dota (o è dotata) di un potere e di una “forza” in più che fa vedere e intravedere una effettiva disparità fra accusa e difesa. Certamente quanto avviene in Parlamento è estraneo al processo. Ma il deliberato parlamentare (la legge di modifica dell'ordinamento) finisce poi per ripercuotersi (per convergere) sul processo. Ecco perché, a mio modesto avviso, potrebbero insorgere delicate questioni di compatibilità fra le due funzioni.
La parte offesa potrebbe eccepire nel corso del processo tale incompatibilità ovvero chiedere all'ordine degli avvocati di pronunciarsi in merito?
Io non so trovare risposte che abbiano riferimenti normativi precisi, ma risulta di solare evidenza la debolezza (con danno e beffa) della parte offesa dei reati quando si trova in un processo in cui l'avvocato che difende l'imputato lavora dentro e fuori dal processo per vanificare l'istanza di giustizia e di verità. E’ una debolezza che di fatto vanifica anche il disposto di cui all'art. 111 della Costituzione quando statuisce come debba svolgersi il processo: “in condizioni di parità” tra le parti in causa. Si avverte una sostanziale ingiustizia, una sostanziale iniquità e al centro di questa iniquità c'è il professionista iscritto ad un ordine professionale. C'è, a mio avviso, una sorta di conflitto di interessi tra le due funzioni di legislatore e di difensore.
Conclusivamente, gli interrogativi sugli aspetti e sulla portata di queste situazioni partono dalla considerazione che si verificano puntualmente danni e beffe nei confronti delle vittime dei reati. Queste situazioni sono lo specchio di un periodo storico dell'Italia caratterizzato da leggi ad personam e da leggi che favoriscono, in buona sostanza, l'impunità a chi abbia consistenti capacità economiche e politiche.
Ci sarebbe, sempre sotto il profilo dell’etica pubblica, la necessità di evidenziare che i parlamentari siedono nel Palazzo dove si producono le Leggi in forza di una Legge elettorale che consente ad un capo partito di nominarli. Se lo stesso capo partito diventasse capo della maggioranza governativa e, ovviamente, capo della maggioranza parlamentare, si verificherebbe una situazione abbastanza imbarazzante qualora, da imputato, il medesimo capo del governo chiamasse a sua difesa nel processo penale uno dei suoi avvocati da lui nominati a svolgere la funzione legislativa. Infatti il ruolo e la funzione dell’avvocato legislatore verrebbe a rendere “problematico” lo svolgimento della “funzione” difensiva dell’avvocato-onorevole. Mi fermo qui. Non vado e non oso andare oltre perché non mi piace spaccare il capello in quattro con argomentazioni in punta di diritto. Invece di guardare il “capello” preferisco guardare la “trave” degli aspetti sostanziali del problema. Aspetti sostanziali che, a mio modestissimo giudizio, sembrano caratterizzati da incompatibilità funzionale e strutturale nello svolgimento delle due differenti e distinte attività di difensore e di legislatore, incompatibilità che mi pare assuma particolare rilievo sia sotto il profilo dell’etica pubblica che sotto l’aspetto più propriamente politico.
Dopo aver posto in termini problematici queste mie riflessioni, mi è venuta voglia di sospendere l’ulteriore approfondimento dello studio degli ordinamenti ”strutturali e funzionali” delle istituzioni italiane. E nel mio periodo di sospensione lascio i “luoghi del diritto” e chiedo “asilo politico” ai “luoghi della letteratura” dove chiedo rifugio in casa Manzoni. I suoi personaggi del '600 aiutano a comprendere certe realtà sostanzialmente immutate nel terzo millennio. Faccio a meno di citare i nomi dei personaggi manzoniani che vado a rileggere.
Roma 9 aprile 2011.
Antonio Pileggiblog-Okeanoshttp://www.blogger.com/profile/15228536713665875132noreply@blogger.com0