La scuola per costruire il futuro
La cultura, quando è ampiamente
diffusa, alza il livello di conoscenza e di formazione del cittadino,
alza il livello della società e disegna il futuro di un Paese.
La scuola non può che essere pensata
come “investimento” produttivo di risorse umane che siano in
grado di affrontare i molteplici e complessi temi della modernità.
E’ nella scuola che si può dare l’avvio alla costituzione di
quel “capitale umano” che può e deve svolgere un ruolo attivo
nei vari campi in cui si articolano e si esplicano sia la convivenza
(e la coesione) sociale che lo sviluppo considerati in senso etico,
politico, scientifico, tecnologico, economico ed ambientale.
La politica dei tagli alle risorse
destinate alla scuola, alla ricerca e alla cultura ha segnato una
vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato ed ha
finito inevitabilmente con l’incidere sulla costruzione del futuro
del nostro Paese. D’altra parte si constata, in ambito politico,
l’esistenza di una diffusa volontà diretta a “tagliare” i
ponti col passato allo scopo evidente di far dimenticare idee ed
esperienze culturali caratterizzanti il sistema scolastico italiano
per come si è sviluppato dall’unità in poi. Peraltro, in presenza
di tagli di risorse e di memoria storica, nell’ultimo quindicennio
è stata praticata la politica degli annunci di riforme che sono
state oggetto prima di approvazione e poi di modifiche a seconda
delle maggioranze uscite vittoriose nelle diverse competizioni
elettorali condotte all’insegna del bipolarismo all’italiana.
La scuola, fin dalla nascita dell’unità
dell’Italia, è stata sempre protagonista di un graduale sviluppo
ed è stata destinataria di interventi (sempre in aumento quanto a
risorse economiche investite) che sono stati fondamentali per
assicurare lo sviluppo del nostro Paese. Nel secolo scorso si è
addirittura verificato il fenomeno della così detta “espansione
scolastica” con significativi investimenti nel campo del “diritto
alla studio” che hanno fatto registrare complessivamente risultati
più che positivi se si considera che il nostro Paese è diventato
uno dei più avanzati sia sul versante economico che sul piano
culturale e sociale.
Le attuali forze politiche hanno un
grado di attenzione ai problemi della scuola che risente della
“polverizzazione” e della mancata "sedimentazione"
delle varie scuole di pensiero (laiche, cattoliche e socialiste)
presenti in tutti i Partiti del secondo dopoguerra.
È compito essenziale dei Partiti,
quindi della politica, fare la sintesi fra i diversi “interessi”
coinvolti nella comunità scolastica che è molto ricca e comprende
molteplici soggetti (componente studentesca, genitori, docenti e
personale scolastico non docente, enti locali, realtà
economico-produttive presenti nel territorio, istituzioni culturali,
organizzazioni sindacali di categoria, etc).
2) ALCUNE PRIORITÀ
Per sommi capi e nella tradizione del
pensiero più autenticamente liberale, si possono indicare, sia pure
non in modo esaustivo, almeno dieci priorità da tenere presente:
Studente da
considerare come persona umana al centro degli interessi primari
della Comunità scolastica e della Comunità sociale. Recupero e
rinforzo dell'educazione civica attualmente scomparsa dalle materie
scolastiche;
Dialogo educativo
docente-studente da valorizzare e supportare, ancorché in presenza
dei nuovi codici di apprendimento che le innovazioni tecnologiche e
la modernità delle politiche educative consentono di introdurre, al
duplice scopo di alzare il livello della qualità del servizio
scolastico e di riconoscere la fondamentale importanza della funzione
docente;
Aggiornamento e
approfondimenti continui di tutti coloro che sono coinvolti nei
processi formativi;
Rapporto scuola-università
finalizzato alla formazione iniziale e in servizio dei docenti,
al potenziamento della ricerca educativa e dell’orientamento;
Trasparenza e partecipazione
nelle strategie educative e formative della componente
genitoriale e degli Enti locali;
Autonomia delle
istituzioni scolastiche da riconoscere e attuare attraverso una seria
cultura dei controlli, della valutazione e, soprattutto, attraverso
l’affermazione dell’etica della responsabilità;
Riconsiderazione o
abolizione del valore legale dei titoli di studio;
Istruzione permanente e
ricorrente secondo i canoni e le esperienze che
vengono indicate dall’Europa;
Livelli Essenziali delle
Prestazioni (LEP) come elementi essenziali
dell’architettura formativa in tutto il territorio nazionale per
come previsto dalla Costituzione;
Promozione del merito e del
successo formativo, nonché diritto allo studio
da potenziare sia per combattere adeguatamente il fenomeno della
dispersione scolastica che per assicurare ai capaci e meritevoli,
anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi
nel pieno rispetto del dettato costituzionale.
Roma, 1 Novembre 2013.
Antonio Pileggi
N.B. Questa nota riporta in sintesi un
precedente articolo dello stesso autore
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