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Ovviamente non crediamo ai miti pagani o di altra natura. Ma bisogna tenere in gran conto il significato profondo di alcuni miti. Okeanos è quanto mai significativo. I visitatori della Fontana di trevi a Roma conoscono il mito di Okeanos?

Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos

sabato, aprile 09, 2011

L'avvocato legislatore pro domo sua

A proposito della “funzione difensiva di imputato” svolta in un processo penale contemporaneamente allo svolgimento della “funzione legislativa” in Parlamento dove un avvocato-onorevole elabori proposte o esprima voti su leggi di modifica dell'ordinamento giuridico sostanzialmente a favore dell'imputato (nei confronti del quale fornisca o ambisca di fornire ovvero stia già fornendo la sua prestazione professionale) vorrei porre, con la massima cautela e con il massimo rispetto nei confronti di eccellenti professionisti, degli interrogativi che a me sembrano, a prima vista, appartenere alla sfera dell'etica pubblica. Quanto agli aspetti deontologici del professionista impegnato nel duplice ruolo di difensore di imputato e di legislatore proponente modifiche legislative che si risolvano in favore del suo assistito, esprimo perplessità nel formulare interrogativi perché, com'è noto, spesso diventa più importante formulare la domanda che provvedere per la risposta. Peraltro e per quanto io ne sappia, risulta difficile formulare interrogativi ed elaborare risposte perché non sembrerebbe che esistano in Italia dei precedenti cui far riferimento. Una riflessione potrebbe essere fatta alla luce del giuramento che ogni avvocato è tenuto a fare quando chiede l'iscrizione all'albo. La formula del giuramento, ai sensi dell'art. 12 R.D.L. 27 novembre 1933 n. 1578, è la seguente: “ Giuro di adempiere i miei doveri professionali con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia e per gli interessi superiori della Nazione” e tale giuramento pone in capo all'avvocato particolari doveri che non sono quelli strettamente legati agli interessi della parte che difende. E poiché nel processo penale esiste ed è necessaria la tutela delle vittime dei reati ed è presente la pretesa punitiva dello Stato nei confronti dell'imputato, risulta complicato definire il ruolo dell'avvocato che sia difensore di una parte del processo, cioè dell'imputato, e, nel contempo, promotore, specialmente a processo iniziato, di una legge modificativa dell'ordinamento che si risolva in favore dell'imputato. A tal proposito, non vi è dubbio che si verifica, nei fatti, un vero e proprio sbilanciamento con privilegi a favore dell'imputato e in danno della parti offese ed in danno della pretesa punitiva dello Stato. In base all'art. 111 della Costituzione, il giusto processo è quello che si svolga “in condizioni di parità” tra le parti. Sta di fatto che la parte postasi a difesa dell'imputato in siffatta situazione si dota (o è dotata) di un potere e di una “forza” in più che fa vedere e intravedere una effettiva disparità fra accusa e difesa. Certamente quanto avviene in Parlamento è estraneo al processo. Ma il deliberato parlamentare (la legge di modifica dell'ordinamento) finisce poi per ripercuotersi (per convergere) sul processo. Ecco perché, a mio modesto avviso, potrebbero insorgere delicate questioni di compatibilità fra le due funzioni. La parte offesa potrebbe eccepire nel corso del processo tale incompatibilità ovvero chiedere all'ordine degli avvocati di pronunciarsi in merito? Io non so trovare risposte che abbiano riferimenti normativi precisi, ma risulta di solare evidenza la debolezza (con danno e beffa)  della parte offesa dei reati quando si trova in un processo in cui l'avvocato che difende l'imputato lavora dentro e fuori dal processo per vanificare l'istanza di giustizia e di verità. E’ una debolezza che di fatto vanifica anche il disposto di cui all'art. 111 della Costituzione quando statuisce come debba svolgersi il processo: “in condizioni di parità” tra le parti in causa. Si avverte una sostanziale ingiustizia, una sostanziale iniquità e al centro di questa iniquità c'è il professionista iscritto ad un ordine professionale. C'è, a mio avviso,  una sorta di conflitto di interessi tra le due funzioni di legislatore e di difensore. Conclusivamente, gli interrogativi sugli aspetti e sulla portata di queste situazioni partono dalla considerazione che si verificano puntualmente danni e beffe nei confronti delle vittime dei reati. Queste situazioni sono lo specchio di un periodo storico dell'Italia caratterizzato da leggi ad personam e da leggi che favoriscono, in buona sostanza, l'impunità a chi abbia consistenti capacità economiche e politiche. Ci sarebbe, sempre sotto il profilo dell’etica pubblica, la necessità di evidenziare che i parlamentari siedono nel Palazzo dove si producono le Leggi in forza di una Legge elettorale che consente ad un capo partito di nominarli. Se lo stesso capo partito diventasse capo della maggioranza governativa e, ovviamente, capo della maggioranza parlamentare, si verificherebbe una situazione abbastanza imbarazzante qualora, da imputato, il medesimo capo del governo chiamasse a sua difesa nel processo penale uno dei suoi avvocati da lui nominati a svolgere la  funzione legislativa. Infatti il ruolo e la funzione dell’avvocato legislatore verrebbe a rendere “problematico” lo svolgimento della “funzione” difensiva dell’avvocato-onorevole. Mi fermo qui. Non vado e non oso andare oltre perché non mi piace spaccare il capello in quattro con argomentazioni in punta di diritto. Invece di guardare il “capello” preferisco guardare la “trave” degli aspetti sostanziali del problema. Aspetti sostanziali che, a mio modestissimo giudizio, sembrano caratterizzati da incompatibilità funzionale e strutturale nello svolgimento delle due differenti e distinte attività di difensore e di legislatore, incompatibilità che mi pare assuma particolare rilievo sia sotto il profilo dell’etica pubblica che sotto l’aspetto più propriamente politico. Dopo aver posto in termini problematici queste mie riflessioni, mi è venuta voglia di sospendere l’ulteriore approfondimento dello studio degli ordinamenti ”strutturali e funzionali” delle istituzioni italiane. E nel mio periodo di sospensione lascio i “luoghi del diritto” e chiedo “asilo politico” ai “luoghi della letteratura” dove chiedo rifugio in casa Manzoni. I suoi personaggi del '600 aiutano a comprendere certe realtà sostanzialmente immutate nel terzo millennio. Faccio a meno di citare i nomi dei personaggi manzoniani che vado a rileggere. Roma 9 aprile 2011. Antonio Pileggi

venerdì, aprile 08, 2011

I giovani italiani nell'epoca del "nepotismo di Papi"

C'è da riflettere su ciò che accade (e che non accade) nel mondo dei giovani italiani. Nell'epoca caratterizzata dal “nepotismo di Papi”, c'è un'intera generazione, quella che andrà a votare nelle prossime elezioni politiche, che è nata e cresciuta sotto il dominio e l'influenza della “egemonia culturale” di S.B. Le giovani generazioni hanno sentito parlare prevalentemente e quotidianamente di S. B., dei suoi “valori” che hanno il profumo della “valuta”, dei suoi modelli di vita che ormai riempiono le pagine dei giornali di tutto il mondo, delle sue barzellette da avanspettacolo e dei suoi vassalli sempre più numerosi e sparsi dappertutto, a destra e a sinistra. E non c'è da meravigliarsi se in questo “clima” i giovani possano aver “maturato” la convinzione di vivere in un “Feudo” dove “quod principi placuit legis habet vigorem”. Sbagliano tutti coloro che, nel porsi all'opposizione dell'attuale maggioranza governativa, si sono soffermati e si soffermano solo sul fatto che S.B. si interessi solo dei suoi personali interessi (e affari). Gli oppositori di minoranza hanno trascurato e trascurano di contrapporsi seriamente e fattivamente alla copiosa produzione legislativa intervenuta nell'ultimo quindicennio nei diversi settori dell'economia, della finanza, delle relazioni industriali, delle relazioni sindacali, del diritto civile, del diritto penale, del diritto amministrativo, del diritto del lavoro, del diritto al lavoro, della scuola, della ricerca scientifica, etc. In effetti S.B. ha governato e sta governando da lunghissimo tempo ed ha instaurato metodi di governo della cosa pubblica che sono, nei fatti e a dir poco, sconvolgenti. Ha trasformato il Paese attraverso una legislazione caratterizzata da un sistematico affievolimento dei principi e dei valori liberali e democratici. E non è nemmeno mancato l'assalto alla diligenza nel senso dell'occupazione e dell'appropriazione dei palazzi del potere. Sarebbe troppo lungo l'elenco delle leggi che hanno cambiato il volto e il “corpo” del nostro Paese. Addirittura il “corpo” elettorale è diventato un insieme di cittadini-sudditi costretti ad esercitare la “sovranità popolare” attraverso una legge elettorale palesemente truffaldina che, tra l'altro, conferisce (regala) alla più forte minoranza coalizzata una schiacciante maggioranza nelle istituzioni rappresentative della volontà del popolo. La mia generazione è nata sotto la monarchia ed ha potuto vedere nascere e crescere la Repubblica democratica nel nostro Paese dopo il disastro della seconda guerra mondiale. La Repubblica ha indicato ai giovani l'importanza del lavoro, l'importanza dei meriti e del merito. Ha ha messo al centro la Persona e il principio di eguaglianza di cui all'art. 3 della Costituzione. Alla nascita della Repubblica i principi e i valori fissati nella Costituzione erano un punto di riferimento condiviso, ancorché in presenza di molteplici e marcate divisioni politico-ideologiche fra le diverse formazioni politiche. Il pluralismo nella Politica era fonte di scontro e di confronto nell'ambito di regole condivise. Era un pluralismo fecondo di idee e di proposte. Era anche fecondo di controlli di natura politica sull'uso del potere esecutivo e sull'uso del potere legislativo. Nonostante fosse uscita dalla guerra distruttrice, l'Italia ha costruito il miracolo economico degli anni '60. La scuola della Repubblica ha conosciuto il fenomeno della “espansione scolastica” che ha fatto registrare progresso e diffusione della cultura. Come sono stati informati e formati i giovani dell'epoca si S.B. sulla storia dell'Italia e sulle attività politiche del '900 che hanno fatto grande il nostro Paese? Da chi e come sono stati informati? Qual'è il messaggio che proviene dalla classe dirigente che vive e vegeta affermando la liceità politica del dare da “bere” la non veritiera parentela della “nipote” di Mubarak? Qual'è il messaggio che proviene dalle “parentopoli” e dalle “dinastie” politiche costituite senza vero merito se non quello, per alcuni personaggi, di essere figli di papà? Cosa sanno e cosa pensano i giovani del merito? Perché ci sono uomini e donne che sono “collocati” o che ambiscono, senza pudore, senza merito e senza attitudine a porsi al servizio degli interessi generali, a candidarsi ad occupare incarichi negli apparati istituzionali? Come spiegare che S.B. ha goduto e gode finanche della “contestualizzazione”, laica e cattolica, dei suoi evidenti “peccati”? Come spiegare che recentemente, solo per fare un esempio, una giovane donna senza particolari meriti ha dimostrato di avere il solo merito di “nutrire” la sua ambizione di ottenere la nomina a ministro degli esteri? Quanta di questa gioventù senza particolari meriti è disseminata nelle istituzioni? Quali effetti ha prodotto e produce questa occupazione del potere pubblico? Quali conseguenze provoca questa occupazione del potere pubblico sulla gran parte dei giovani che quotidianamente si impegnano, e si devono impegnare, per costruire il loro futuro? Come spiegare che la Pubblica Amministrazione è ormai diventata un luogo di accaparramento di posti di vertice attraverso lo spoil system all'italiana inaugurato dalla sinistra e ampliato dalla destra? Mi permetto di esprimere l'avviso che quando cesserà l'epoca dell'egemonia “culturale” e politica di S.B. sarà necessario un serio e diffuso coinvolgimento dei giovani capaci e meritevoli per ricostruire il tessuto morale e politico del nostro Paese e per ridare credibilità alle istituzioni. Roma 9 aprile 2011 N.B. È la riproduzione della nota pubblicata anche su facebook

Il nepotismo dei Papi e il "nepotismo di Papi"

Il 5 aprile 2011 è una data che passerà alla storia del Parlamento italiano perché la vicenda della nipote di Mubarak è entrata a far parte di un dibattito e di una votazione in seduta plenaria dell'Assemblea preposta a produrre le Leggi dello Stato. I due protagonisti principali della vicenda sono un parlamentare conosciuto, aliunde, col nome di “Papi” e una minorenne denominata Ruby Rubacuori. Al riguardo, sarebbe molto interessante sviluppare una riflessione sulla natura, sul contenuto e su ciò che seguì al nepotismo dei Papi, quello senza discrezione e sfacciato che cominciò con Sisto IV e culminò con Alessandro VI, per confrontarlo con la natura, con la portata e con ciò che potrà seguire al nepotismo concernente la non veritiera parentela di Ruby Rubacuori con Mubarak. Oggi è il 6 aprile 2011. A caldo vorrei dire molte cose, ma ometto ogni commento perché sono dell'avviso che ogni parola che si volesse usare per commentare questa vicenda sarebbe una pietra. Mi limito a dire che il voto del 5 aprile 2011 è una pietra miliare di un'epoca ineffabile e memorabile. Roma 6 aprile 2011. Antonio Pileggi N.B. È la riproduzione della nota già pubblicata su facebook dove sono presenti anche commenti

domenica, aprile 03, 2011

Fatti di solare evidenza sulle centrali nucleari

E' stata sollevata la questione sulla più o meno alta pericolosità dei materiali impiegati nelle centrali nucleari. C'è una scuola di pensiero (scientifico) favorevole all'impiego del torio perché sarebbe meno pericoloso dell'uranio. Il torio produrrebbe pochissime scorie radioattive, la cui radioattività si estinguerebbe in poche centinaia di anni, a fronte dei milioni di anni delle scorie prodotte dalle centrali a uranio. La fissione del torio, a differenza di quella dell’uranio, non produrrebbe plutonio e quindi non sarebbe utilizzabile per costruire testate nucleari. Sembrerebbe che il premio Nobel Carlo Rubbia sia favorevole al torio piuttosto che all'uranio. Usare il condizionale per me è un obbligo perché sulle centrali nucleari, non essendo un esperto, non oso esprimere un giudizio. Ma mi risulta abbastanza convincente e affidabile quanto ho ascoltato dalla viva voce del Nobel Carlo Rubbia, che ha invitato il presidente del comitato italiano (“a favore”) dell'energia nucleare (Veronesi, medico e già ministro) a recarsi in Giappone, per rendersi conto di persona su cosa significhi e su cosa comporti l'impianto di centrali atomiche. Strano che il Nobel Carlo Rubbia non sembrerebbe tenuto in grande considerazione da parte dell'attuale Governo italiano. Non so di quanto credito goda Rubbia nell'ambito della opposizione. Sta di fatto che il suo invito rivolto a Veronesi ha una "forza" di inequivocabile significato e che in Italia l'opposizione è costituita da “partiti di governo provvisoriamente all'opposizione”. Strano che l'opzione nucleare italiana sia orientata all'utilizzo di materiali altamente pericolosi come l'uranio potenzialmente idonei a costruire anche bombe atomiche ad uso bellico. Costruire impianti e bombe che espongono il genere umano ad una apocalisse a portata di mano (o, meglio, a portata di centrale atomica) mi appare solo un "diabolico" buon "affare" economico per pochi individui i quali, comunque, sono abbastanza miopi perché il Pianeta terra sta rischiando di vedere azzerata l'esistenza della vita. Strano, molto strano, che la produzione di energia a bassissimo costo ricavata (generata) da fonti inesauribili, come l'energia solare, sia tenuta in scarsa considerazione. Guarda caso il Governo ha azzerato, di recente, gli incentivi economici a favore della produzione di energia solare. Perché non si segue l'esempio praticato da Obama che è molto impegnato a favore della produzione di energia pulita? Perché non si guarda con la dovuta attenzione su cosa accade in Germania dove la produzione di energia solare è molto più utilizzata di quanto non avvenga nel nostro Paese? Guarda caso, l'Italia è più ricca di sole rispetto alla Germania, ma più povera di impianti di produzione di energia solare. Quello che sta accadendo in Giappone non ha effetti limitati ad una circoscritta area geografica, ma ha conseguenze catastrofiche che minacciano l'esistenza della vita nel Pianeta. C'è poco da stare tranquilli e c'è poco da fidarsi di chi vuole costruire strumenti idonei alla preparazione dell'apocalisse. C'è chi parla di apocalisse incombente sul Pianeta Terra a proposito della impossibilità dell'uomo di controllare la sicurezza e la governabilità degli impianti produttivi di energia atomica. Le immagini delle centrali nucleari di Fukushima sono eloquenti e non hanno bisogno di commenti. E non hanno bisogno di commenti la scarsissima trasparenza e le evidenti reticenze (per non parlare di bugie) che hanno caratterizzato il contesto della tragedia nucleare di Fukcushima. Di umano, molto umano, c'è solo l'opera (il sacrificio) di tecnici e operai che sanno di essere votati a morte certa nel loro tentativo, ancora nemmeno riuscito, di contenere, limitare e arrestare la forza distruttiva generata dagli strumenti di morte costruiti dall'uomo. Roma, 2 aprile 2011. Antonio Pileggi

La legge del mare

Le immagini degli abitanti di Lampedusa che portano indumenti e coperte a Yeab, che è stato definito il nuovo Mosè, sono quelle che passeranno alla storia dell'umanità che accoglie e non respinge, che conosce, vive e tramanda la “legge” del mare, cioè il sentimento della solidarietà, un sentimento che non è una categoria dello spirito. La “legge” del mare, che mette in primo piano la solidarietà fra gli esseri umani, esiste da sempre nella cultura di tutti i popoli rivieraschi, specialmente fra tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo. La bellissima Lampedusa non sfugge a questa Legge e la sua gente ha il “gene della solidarietà”. Voglio ricordare alcuni usi e costumi delle isole del Mediterraneo. Le ho apprese, nel secolo scorso, dalla viva voce di un “indigeno” novantenne di un'isola del Mediterraneo che evidenziava il suo disagio a fronte dell'arrivo di un certo turismo iniziato nella seconda metà del '900: questo turismo aveva modificato le abitudini degli abitanti e la tipologia costruttiva delle case. Il novantenne ricordava case senza porte. Proprio così, senza porte perché bastava una stuoia. Le case erano a due piani, un piano terra e un primo piano per la camera da letto. Sul tavolo del piano terra delle case c'era sempre una bottiglia di vino e un bicchiere per l'eventuale ospite di passaggio. Di notte i padroni di casa dormivano tranquilli. L'anonima persona di passaggio avrebbe bevuto il “suo” bicchiere di vino e avrebbe proseguito, rifocillato, il suo viaggio. Le isole del Mediterraneo, tutte le isole, sono bellissime anche perché sanno interpretare al meglio la storia della cultura che ha segnato la civiltà del mare. La civiltà della solidarietà e dell'ospitalità. Roma 28 marzo 2011 Antonio Pileggi* *presidente di okeanos