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Ovviamente non crediamo ai miti pagani o di altra natura. Ma bisogna tenere in gran conto il significato profondo di alcuni miti. Okeanos è quanto mai significativo. I visitatori della Fontana di trevi a Roma conoscono il mito di Okeanos?

Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos

venerdì, novembre 08, 2013

UNA MELA MARCIA AL GIORNO

Sottoposti a controlli e verifiche da un "controllore" di livello europeo, alcuni lavori eseguiti all'Aquila dopo il terremoto presentano vizi di vario genere: case a rischio di crollo in caso di nuove scosse sismiche, case costruite con materiali scadenti e insicuri, appalti costosissimi, puntuali subappalti, corrotti e corruttori che affollano i luoghi dove ci sia qualcosa da appaltare e dove ci sia l'uso del denaro destinato ai terremotati. Come spesso accade in questi casi, si parla di "infiltrazioni mafiose". Questi esiti e questo modo di descrivere la piccola e la grande criminalità che ruota intorno ad "appalti" e subappalti potrebbe lasciare intendere che siamo innanzi a qualche mela marcia.
Dopo questo ennesimo scandalo italiano dovremmo provare a fare almeno due considerazioni. La prima concerne il fatto che gli illeciti emergano a seguito di controlli effettuati da una Autorità europea. La vicenda dovrà essere approfondita, ma sorgono inquietanti interrogativi, a cominciare dagli interrogativi che riguardano la natura e il contenuto dei controlli che si praticano in Italia in materia edilizia, specialmente nei luoghi ad elevato rischio sismico. La seconda considerazione riguarda la cosiddetta "infiltrazione mafiosa". Sarebbe il caso di andare oltre alla solita definizione e alle solite "distinzioni" tra le forme delinquenziali. Infatti bisognerebbe, a fronte di vizi molto diffusi, cominciare a porre l'accento sul fatto che l'Italia ha ormai smarrito non solo il senso e il valore dell'etica pubblica, ma anche il comune senso dell'onestà. L'idea dell'infiltrazione è quella di un corpo sano in cui si sarebbero infiltrati corpi estranei. Ecco perché  parlare solo di "infiltrazione mafiosa" potrebbe essere "riduttivo" di un fenomeno grave e disseminato in tutto il territorio nazionale. Non siamo solo di fronte a qualcosa di misterioso, di potente e di estraneo che si "infiltra" tra la gente comune, tra la gente per bene. Dobbiamo prendere consapevolezza che ci sono troppi  "furbi" e cricche di furbi non infiltrati, ma costituenti un ampio strato sociale caratterizzato da un modo di pensare e di essere contiguo al mondo della piccola e della grande criminalità. Dappertutto, in campo politico, nel mondo imprenditoriale ed anche nelle relazioni umane circolano, impuniti, furbi e furbastri che approfittano di ogni occasione per lucrare in danno della gente per bene che viene considerata un insieme di fessi o di  polli da spennare. E si sceglie di stare "insieme" ad altri, in qualsiasi forma associativa, con uno scopo non sempre nobile. Infatti c'è una idea di rapina e di parassitismo che è entrata nel modo di pensare di troppa gente che vuole stare "insieme" al prossimo per depredarlo. Le parole mutualità e solidarietà sono scomparse dal vocabolario. La mutualità, che dovrebbe essere l'anima e lo scopo della cooperazione, non sembra molto presente nella legislazione che la regola se si considerano i troppi poteri riconosciuti agli amministratori delle piccole e delle grandi cooperative, cooperative edilizie comprese, di fronte allo scarso potere di controllo posto in capo al singolo associato. Certe esperienze cooperative, in forma molto consociativa, non hanno dato sempre prova di trasparenza, sotto l'aspetto gestionale e strutturale, e non sono state sempre un bell'esempio di effettivo sviluppo economico, sotto l'aspetto funzionale. Anche sul cosiddetto terzo settore italiano ci sarebbero molte considerazioni da fare. Pur senza semplificazioni, potrebbero essere salutari le concrete svolte rinvenibili nella sempre efficace ricetta liberale che offre rimedi concreti in direzione di una consistente riduzione della presenza del Pubblico nell'economia. Questa  significativa opzione di stampo liberale potrebbe servire a contenere al massimo le occasioni di ruberie e potrebbe rendere agevoli e veloci i complessi e molteplici interventi finalizzati ad estirpare la mala erba della corruzione e a rieducare un Paese, dove, la disonestà, anziché l'eccezione, è diventata la regola.
La parola solidarietà, che non riguarda una categoria dello spirito, ma un approccio concreto di vicinanza a chi ha bisogno, non si sente nemmeno pronunciare nel suo autentico significato. Non è azzardato dire che la parola solidarietà si sente pronunciare solo dal nuovo Papa Francesco che proprio oggi, col suo linguaggio chiaro, forte ed efficace, ha parlato del "pane sporco" proveniente dalle tangenti e dalla corruzione. In alcuni ambienti, e la politica non ne è estranea, la parola solidarietà è intesa come un vincolo di "appartenenza" ad una casta di privilegiati o di cricche di potere arroganti e senza scrupoli.
E mentre si restringe sempre più l'influenza positiva nella società dei tanti onesti imprenditori che investono e mettono a rischio  i loro capitali per fare impresa, cattivi esempi vengono dalla nutrita schiera di "prenditori" di appalti pubblici che sono diventati esperti nella teoria e nella pratica della corruzione. Viviamo in un mondo corrotto fino al midollo, un mondo dove il corruttore trova facilmente, e senza seri e severi controlli, chi è felice e contento di farsi corrompere.
Ricordiamolo sempre ai numerosi italiani con la memoria corta che la Convenzione di Strasburgo contro la corruzione è rimasta per oltre un decennio nei cassetti del Parlamento. Sta di fatto che solo con la legge n. 110 del 2012 il Legislatore italiano ha finalmente autorizzato la ratifica della convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo nel lontano 1999.
Tutto ciò che accade in Italia suscita sconcerto. Imperversano i furbi e i furbastri ed essere onesti non è solo fuori moda, infatti in alcuni ambienti, ambienti politici compresi, essere onesti significa essere considerati fessi. Dovremmo prendere coscienza che i furbi e i furbastri sono le mele marce che diffondono e rendono agevole il contagio del marciume. Il vecchio adagio dice che una mela al giorno toglie il medico di torno. In Italia si può dire che una mela marcia al giorno sta togliendo l'onestà di torno.
Sarà lunga e difficile la cura per sconfiggere la malattia perniciosa che, da troppi anni, ha infettato l'Italia e le sue istituzioni. C'è bisogno di una vera rivoluzione culturale e di una autentica rivoluzione liberale per fare riemergere principi e valori affogati nella melma dell'ipocrisia e del malaffare. Si sente un bisogno di aria pulita e di pulizia radicale che elimini i germi dell'infezione. Molto dovrà fare la scuola per ridare fiducia e speranza alle giovani generazioni. La scuola, e la comunità scolastica, come luogo di formazione alla cittadinanza consapevole, ancorché in una dimensione europea, potrà svolgere il suo ruolo essenziale nella ricostruzione morale e civile del Paese. Una ricostruzione che deve passare necessariamente attraverso la riscoperta dei valori e dei principi che ci sono tutti nella nostra "giovane" e, purtroppo, inattuata  Costituzione.
Roma, 8 Novembre 2013

Antonio Pileggi

N.B. Questo articolo è stato pubblicato in data odierna sul quotidiano on line Rivoluzione Liberale

venerdì, novembre 01, 2013

LA SCUOLA ITALIANA: quale politica, quali priorità?

La scuola per costruire il futuro

La cultura, quando è ampiamente diffusa, alza il livello di conoscenza e di formazione del cittadino, alza il livello della società e disegna il futuro di un Paese.
La scuola non può che essere pensata come “investimento” produttivo di risorse umane che siano in grado di affrontare i molteplici e complessi temi della modernità. E’ nella scuola che si può dare l’avvio alla costituzione di quel “capitale umano” che può e deve svolgere un ruolo attivo nei vari campi in cui si articolano e si esplicano sia la convivenza (e la coesione) sociale che lo sviluppo considerati in senso etico, politico, scientifico, tecnologico, economico ed ambientale.
La politica dei tagli alle risorse destinate alla scuola, alla ricerca e alla cultura ha segnato una vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato ed ha finito inevitabilmente con l’incidere sulla costruzione del futuro del nostro Paese. D’altra parte si constata, in ambito politico,  l’esistenza di una diffusa volontà diretta a “tagliare” i ponti col passato allo scopo evidente di far dimenticare idee ed esperienze culturali caratterizzanti il sistema scolastico italiano per come si è sviluppato dall’unità in poi. Peraltro, in presenza di tagli di risorse e di memoria storica, nell’ultimo quindicennio è stata praticata la politica degli annunci di riforme che sono state oggetto prima di approvazione e poi di modifiche a seconda delle maggioranze uscite vittoriose nelle diverse competizioni elettorali condotte all’insegna del bipolarismo all’italiana.
La scuola, fin dalla nascita dell’unità dell’Italia, è stata sempre protagonista di un graduale sviluppo ed è stata destinataria di interventi (sempre in aumento quanto a risorse economiche investite) che sono stati fondamentali per assicurare lo sviluppo del nostro Paese. Nel secolo scorso si è addirittura verificato il fenomeno della così detta “espansione scolastica” con significativi investimenti nel campo del “diritto alla studio” che hanno fatto registrare complessivamente risultati più che positivi se si considera che il nostro Paese è diventato uno dei più avanzati sia sul versante economico che sul piano culturale e sociale.
Le attuali forze politiche hanno un grado di attenzione ai problemi della scuola che risente della “polverizzazione” e della mancata "sedimentazione" delle varie scuole di pensiero (laiche, cattoliche e socialiste) presenti in tutti i Partiti del secondo dopoguerra.
È compito essenziale dei Partiti, quindi della politica, fare la sintesi fra i diversi “interessi” coinvolti nella comunità scolastica che è molto ricca e comprende molteplici soggetti (componente studentesca, genitori, docenti e personale scolastico non docente, enti locali, realtà economico-produttive presenti nel territorio, istituzioni culturali, organizzazioni sindacali di categoria, etc).


2) ALCUNE PRIORITÀ
Per sommi capi e nella tradizione del pensiero più autenticamente liberale, si possono indicare, sia pure non in modo esaustivo, almeno dieci priorità da tenere presente:
Studente da considerare come persona umana al centro degli interessi primari della Comunità scolastica e della Comunità sociale. Recupero e rinforzo dell'educazione civica attualmente scomparsa dalle materie scolastiche; 
Dialogo educativo docente-studente da valorizzare e supportare, ancorché in presenza dei nuovi codici di apprendimento che le innovazioni tecnologiche e la modernità delle politiche educative consentono di introdurre, al duplice scopo di alzare il livello della qualità del servizio scolastico e di riconoscere la fondamentale importanza della funzione docente;
Aggiornamento e approfondimenti continui di tutti coloro che sono coinvolti nei processi formativi;
Rapporto scuola-università finalizzato alla formazione iniziale e in servizio dei docenti, al potenziamento della ricerca educativa e dell’orientamento;
Trasparenza e partecipazione nelle strategie educative e formative della componente genitoriale e degli Enti locali;
Autonomia delle istituzioni scolastiche da riconoscere e attuare attraverso una seria cultura dei controlli, della valutazione e, soprattutto, attraverso l’affermazione dell’etica della responsabilità;
Riconsiderazione o abolizione del valore legale dei titoli di studio;
Istruzione permanente e ricorrente secondo i canoni e le esperienze che vengono indicate dall’Europa;
Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) come elementi essenziali dell’architettura formativa in tutto il territorio nazionale per come previsto dalla Costituzione;
Promozione del merito e del successo formativo, nonché diritto allo studio da potenziare sia per combattere adeguatamente il fenomeno della dispersione scolastica che per assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi nel pieno rispetto del dettato costituzionale.
Roma, 1 Novembre 2013.
Antonio Pileggi



N.B. Questa nota riporta in sintesi un precedente articolo dello stesso autore