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Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos
Antonio Pileggi
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domenica, aprile 25, 2010
Partiti e istituzioni, quando gli incarichi sono incompatibili
Il senatore del PD Lucio D’Ubaldo, che è stato uno dei primi a proporre e lanciare su facebook la candidatura di Emma Bonino alla guida della Regione Lazio, ora solleva, sempre su facebook, la questione che riguarda l’impegno a tempo pieno della stessa Bonino nel Consiglio regionale. Dice, il senatore D’Ubaldo, che “Emma Bonino preferisce conservare il suo ruolo di vice-presidente del Senato. É comprensibile! Gli elettori, però, ne reclamano l'impegno nel Lazio. Basta una rassicurazione generica? Un gesto coraggioso sarebbe in ogni caso il vero esempio di moralizzazione che attende la pubblica opinione.”
Le osservazioni del Senatore D’Ubaldo sono corrette e direi puntuali. Sono osservazioni che attengono alla coerenza e alla opportunità politica di evitare, altresì, il sempre deprecato cumulo di cariche in capo alle stesse persone.
Ma c’è un’altra questione molto importante che, stranamente, non viene sollevata nonostante sia fondamentale per individuare i connotati, il grado e l’intensità dell’etica pubblica. Si tratta della questione riguardante la compatibilità tra incarichi nelle istituzioni e incarichi direttivi nei partiti. Infatti ci sono ruoli istituzionali caratterizzati dall'imparzialità e dal senso dello Stato e, pertanto, tali ruoli dovrebbero essere assolutamente incompatibili con qualsiasi incarico DIRETTIVO dei e nei partiti. Tale incompatibilità, a mio modesto parere, dovrebbe riguardare gli incarichi di Presidente della Repubblica, Presidenti e vice presidenti delle Camere, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministri e Sottosegretari di Stato, Presidenti delle Commissioni parlamentari permanenti. Per fare qualche esempio significativo, la Bindi, che è Presidente del PD e Berlusconi che è Presidente del PDL dovrebbero dedicarsi alle funzioni pubbliche loro attribuite, con senso di imparzialità e con senso dello Stato, oppure dedicarsi al loro rispettivo ruolo nei Partiti di appartenenza. Tutto ciò non è qualcosa di estraneo alla esperienza storica italiana. Infatti, per un lunghissimo periodo della Repubblica italiana, chi andava a Palazzo Chigi, come Presidente del Consiglio, doveva lasciare gli incarichi di partito a Piazza del Gesù. Poi venne qualcuno che volle restare in entrambi i Palazzi con UNA EVIDENTE IMMEDESIMAZIONE ORGANICA DEL PARTITO NELLO STATO. Si instaurò una ineffabile prassi che continuò con Craxi il quale stava sia a Via del Corso e sia a Palazzo Chigi. E’ la stessa prassi che vede ora Berlusconi a capo del suo Partito e del Governo di tutti gli italiani. Dopo un po’ di tempo dell’instaurazione di questa ineffabile prassi ci fu il crollo dei Partiti esistenti in quella che viene definita la prima Repubblica. Ovviamente è venuta meno, a mio avviso, "la scuola di pensiero" che sfornava statisti e senso dello Stato.
Antonio Pileggi
N.B. questo post è stato pubblicato sul Quotidiano Europa dell'8 aprile 2010
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