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Ovviamente non crediamo ai miti pagani o di altra natura. Ma bisogna tenere in gran conto il significato profondo di alcuni miti. Okeanos è quanto mai significativo. I visitatori della Fontana di trevi a Roma conoscono il mito di Okeanos?

Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos

domenica, aprile 25, 2010

SCUOLA: QUANDO LA MENSA DIVENTA DISCRIMINAZIONE

Nell’Italia del 2010, governata da uno degli uomini più ricchi del mondo, siamo al secondo caso di provvedimenti che penalizzano bambini figli di genitori che non hanno pagato la retta per il pasto a scuola. Nel primo caso è stato dato un panino in sostituzione del normale pasto fornito al resto della classe. Nel secondo caso è stato disposto, per i bambini figli di genitori “morosi”, il loro allontanamento dalla scuola per due ore: dalle ore 12,10 alle ore 14,10. Quello che sta accadendo in Italia è sconcertante. Questo nostro Paese, nel ventunesimo secolo, sta subendo un processo di annullamento di ogni progresso civile e culturale avvenuto nel corso del ventesimo secolo. Chi ha memoria storica di quanto avvenuto nella scuola pubblica italiana negli ultimi 60 anni resta senza parole innanzi a questi ineffabili episodi che avvengono in una sostanziale indifferenza generale. La scuola di un Paese è sempre lo specchio di una società. Ed è lo specchio di ciò che esiste al presente e di ciò che sarà il futuro della società. L’Italia, dal dopoguerra in poi, ha subito una evoluzione sempre più positiva in direzione dello sviluppo e del miglioramento della scuola che è stata via via aperta a grandi masse di giovani e alle metodologie didattiche sempre più attente alla preparazione dei cittadini del futuro. E le indagini internazionali hanno, da molto tempo, attestato che la scuola primaria italiana è ai primi posti nelle classifiche che periodicamente vengono effettuate per misurare il livello di apprendimento dei bambini. Non è il caso di ricordare la successione delle norme avvenute nel secolo scorso per mettere al riparo i bambini da qualsiasi forma di discriminazione sui banchi di scuola. Mi limito solo a sottolineare quanto stabilito nella Convenzione di New York del 1989 che, all’articolo 3, prescrive:“In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”. Io credo che giornali e televisioni, specialmente le televisioni che tanta influenza hanno sull’opinione pubblica italiana, dovrebbero ricordare queste chiare e inequivocabili norme a tutte le Autorità che abbiano a che fare con bambini. E’ inqualificabile approntare giustificazioni del tipo meglio un panino che niente. Ho sentito anche un conduttore televisivo venire in aiuto di un politico messo in difficoltà nel suo tentativo di giustificare l’episodio del panino. Bisogna chiamare con nome e cognome questi episodi: il nome è “vergogna” e il cognome è “vergogna”. Se non si corre ai ripari energicamente nel tenere fuori i bambini da questa nuova forma di violenza, assisteremo ad un ulteriore degrado che compromette il presente e il futuro del nostro Paese. Non è progresso pretendere di sanare i bilanci delle amministrazioni locali attraverso interventi discriminatori a spese dei bambini. Altro che progresso, siamo ad una forma pericolosa di regresso camuffato da progresso. Quando frequentavo la scuola elementare, nel dopoguerra, non c’era il tempo pieno a scuola. E la mensa non era considerata un prolungamento delle attività didattiche. C’era la mensa, ma solo per sfamare i bambini poveri. La mensa era una forma di assistenza. Ebbi modo di apprendere dell’esistenza della mensa attraverso un fatto rimasto scolpito nella mia memoria. Infatti alcuni bambini della mia scuola avevano appeso al collo una specie di medaglietta di alluminio con un numero. Mi spiegarono che si trattava dei bambini poveri che venivano fatti uscire dalla classe prima del termine delle lezioni per andare a mangiare un pasto caldo. Portavano questa collana anche fuori dalla scuola. Alcuni ne erano fieri e contenti perché consentiva loro di uscire dall’aula prima della fine del normale orario scolastico. E i più fieri erano i ragazzi più grandicelli perché erano quasi sempre reduci di bocciature e, quindi, “ripetenti” e senza nessun interesse per lo studio. Ovviamente questa barbara forma di assistenza che imponeva il marchio di povertà fin dai banchi di scuola fu poi abolita. Fu giustificata come “emergenza povertà” da dopoguerra. Poi venne la mensa per tutti intesa come prosecuzione delle attività didattiche da realizzare con tutte le cautele e le metodologie opportune di carattere educativo e formativo. Volendo sintetizzare quanto sia accaduto e quanto stia accadendo si può concludere che siamo passati dalla mensa dei poveri della povera Italia del dopoguerra alla mensa intesa come metodologia didattica che include tutti i bambini per finire alla mensa dei ricchi, nuova e recente mensa “esclusiva”. Povera scuola! Povera Italia! Le Autorità che hanno recentemente costretto i bambini al panino o all’esclusione di due ore dalla scuola durante le “attività didattiche” costituite dalla partecipazione alla mensa, si sono trasformati in “docenti” che impartiscono una “bella” lezione. La pedagogia è affidata agli amministratori locali che vogliono sanare i bilanci a spese degli scolari. E’ la stessa pedagogia che imponeva al collo dei bambini quelle medaglie di povertà del dopoguerra. Siamo, nel 2010, ad un nuovo dopoguerra? Il dopo di quale guerra? Antonio Pileggi Il contenuto di questo post è stato pubblicato sul quotidiano Europa del 10 Aprile 2010

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