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Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos
Antonio Pileggi
Presidente di Okeanos
lunedì, gennaio 17, 2011
L'Italia degli scadali
Ennesimo scandalo in Italia. Coinvolta un'Alta carica dello Stato italiano che ha lanciato un suo messaggio televisivo al riguardo. Immagino ciò che si possa dire e ciò che si possa pensare dell'Italia in tutto il mondo. E cerco di immaginare ciò che ogni italiano, che si trovi all'estero, possa dire su ciò che va accadendo in Italia.
venerdì, gennaio 07, 2011
Perché, per come e per chi, dopo tangentopoli, le parentopoli, le "cricchepoli", etc.
Leggo su facebook e sui media italiani di continui scandali (o presunti tali)
sull'assunzione nelle pubbliche amministrazioni di parenti, amici di partito,
compari, clientele politiche e via dicendo. Non entro affatto nel merito di
accuse che dovranno essere doverosamente sottoposte alle verifiche del caso.
Invece voglio richiamare l'attenzione sul perché possano accadere certi fatti.
Sono diventate di moda parole del tipo "parentopoli" e "criccopoli" che
prendono il posto della ormai datata "tangentopoli". Per intanto sembra
dormiente e nessuno riparla del fenomeno dei fannulloni, che sarebbero coloro
che, impiegati nella pubblica amministrazione, godrebbero di uno stipendio
fisso senza lavorare adeguatamente. Io non ho mai creduto al fenomeno dei
fannulloni per come è stato descritto perché se un fannullone ci dovesse
essere, la responsabilità del singolo fannullone è immediatamente riconoscibile
nel dirigente preposto allo specifico ramo dell'amministrazione in cui si presta
servizio. Quindi colgo l'occasione per fare un commento in generale sulle
conseguenze della legislazione italiana che produce fenomeni che tutti
criticano, senza risalire alle origini delle vere responsabilità e senza
affrontare alla radice importanti questioni di etica pubblica.
In Italia gli stessi assessori comunali, Provinciali e Regionali sono posti a capo
di importanti rami dell'amministrazione pubblica a scelta del sindaco o dei
Presidenti di Provincia e di Regione. I controlli di natura politica sono quasi nulli
perché gli assessori non devono avere nemmeno il requisito di essere stati
eletti nei rispettivi consigli comunali, provinciali o regionali. Inadeguato è l'altro controllo politico, cioè quello degli organi collegiali preposti a controllare l'operato degli assessori (consigli comunali, provinciali o regionali) perché questi ultimi hanno scarsi poteri. Infatti l'elezione diretta di sindaco e di
presidenti di provincia e di regione è collegata al conferimento di amplissimi
poteri di inamovibilità e di stabilità del potere esecutivo. I controlli di natura
gestionale e amministrativi sono molto "tenui" perché i controllori sono
nominati dalla maggioranza che sostiene il sindaco o i Presidenti di Provincia e
Regione.
Nei comuni c'era una volta il segretario comunale, funzionario governativo
assunto con concorso (quindi non alle dirette dipendenze del sindaco). In
qualche modo controllava la legittimità (non il merito) degli atti prodotti dalla
Giunta. Ma i segretari comunali hanno subito un cambiamento di status e
vengono ora scelti dal Sindaco. Per farla breve, nei nostri tempi, un Sindaco in
Italia ha più poteri di quanto non ne avesse un Podestà di epoca fascista. E,
d'altronde, lo stesso Berlusconi, in ogni suo atto, dimostra di voler essere e di
voler operare come se fosse il Sindaco d'Italia (i suoi difficili rapporti con gli
altri Poteri dello Stato sono generati dal suo desiderio di operare con gli stessi
amplissimi poteri dei sindaci dei comuni).
A ciò è da aggiungere che spoil system all'italiana e altre leggi e leggine per
assumere direttamente e senza procedure concorsuali personale nella pubblica
amministrazione, sono uno dei mali peggiori dell'ultimo ventennio. E' stato
inoculato, nel midollo spinale del corpo dello Stato, il virus del posto da
ottenere facilmente.
Ci sono personaggi che devono la loro fortuna politica al fatto che si sono
dilettati e si dilettano di scrivere trattati sui fannulloni nella pubblica
amministrazione. E sono considerati giganti della moralizzazione delle
pubbliche amministrazioni. Ricevono anche incarichi retribuiti grazie a questa
loro competenza nell'esaminare i fannulloni.
Nessuno analizza le leggi e le leggine che aprono pertugi (nel senso che
derogano al principio generale dell'assunzione con procedura concorsuale) per
assumere ad libitum parenti, amici, compari, e altro ancora. Quanti deputati e
senatori (cioè legislatori) si sono mai preoccupati di fare questo esame alle
leggi che essi legislatori producono velocemente, nonostante la doppia lettura
di camera e senato? Chi fa la valutazione di impatto di queste leggi?
Quanti e quali enti pubblici aggirano impunemente le leggi che li obbligano ad
effettuare il reclutamento di personale tramite procedure concorsuali?
Chi controlla? Con quali esiti?
Addì 10 dicembre 2010
Antonio Pileggi
Rosa Parks. Persone e fatti politici in un primo dicembre dell'Italia di oggi e dell'Alabama del secolo scorso
Il 1 ° dicembre 1955 a Montgomery, Alabama , Rosa Parks, che aveva 42 anni,
rifiutò di obbedire ad un autista di autobus, di nome James Blake, che le voleva
imporre di cedere il suo posto per far sedere un passeggero bianco.
Prima di questo episodio c'erano stati altri casi di disobbedienza civile alle leggi
razziali. Ma da quell'atto di sfida del 1 dicembre 1955, Parks divenne un
simbolo importante del moderno movimento per i diritti civili. E divenne
un'icona internazionale di resistenza alla segregazione razziale. Ovviamente è
stata una esponente importante del movimento che faceva capo a Martin
Luther King nelle vicende che ormai sono state consegnate alla storia
dell'umanità.
Nell'Italia del terzo millennio, c'è un partito che si chiama Lega nord. E c'è un
un giovane che è diventato molto famoso anche perché vorrebbe introdurre,
sull'uso dei tram pubblici, normative che assomigliano molto alle leggi di tipo
razziale nel senso che vorrebbe assicurare la riserva di alcune carrozze ai soli
residenti di una città. Particolare significativo: questa è una città già scelta per
farvi svolgere una manifestazione internazionale, cioè Expo 2015.
Questo persona, molto presente e sempre invitato nelle televisioni italiane, ha
fatto carriera diventando addirittura deputato italiano e deputato europeo. Ho
sentito dire che nel suo partito politico chi la spara più grossa guadagna in
carriera politica.
Oggi, in Italia, c'è una situazione politico-sociale (ed elettorale) che favorisce
queste ineffabili carriere.
Poiché la Lega è un Partito al governo dell'Italia unitamente al Partito di
Berlusconi, non ci troviamo di fronte ad un fatto di tipo folcloristico. E chi ha
occasione di andare fuori dell'Italia prova grande imbarazzo e non sa trovare
parole per spiegare quanto va accadendo in Italia.
Addì 1 dicembre 2010.
Antonio Pileggi
DA GOBETTI A SAVIANO: LA RIVOLUZIONE LIBERALE. Costituito un Gruppo di discussione su facebook
Roberto Saviano, in una intervista pubblicata sul Sole 24 Ore del 28 Novembre
2010, si è definito un liberale sostenendo che, purtroppo, il liberalismo in Italia
non attecchisce perché stretto tra la morsa del cattolicesimo e del comunismo.
La constatazione di Saviano, che appare fondata, ha generato un dibattito su
Facebook e nella stessa giornata del 28 Novembre è stato costituito un Gruppo
intitolato “Da Gobetti a Salviano: la rivoluzione liberale”.
Facebook, come sempre, è la palestra in cui le idee vengono spesso sviluppate
e rilanciate.
Questo Gruppo di Facebook ha inteso porre il richiamo alla vita e alle opere di
Piero Gobetti, un liberale autentico che ha onorato, anche col suo estremo
sacrificio, la storia dell'Italia e del pensiero liberale.
Ecco una delle illuminanti affermazioni di Gobetti che, per molti versi, sembra
scritta per i tempi che stiamo attraversando: «si può rinnovare lo Stato
solo se la nazione ha in sé certe energie (come ora appunto accade)
che improvvisamente da oscure si fanno chiare e acquistano possibilità
e volontà di espansione».
Un commento del Presidente del Consiglio Nazionale del Partito Liberale, Enzo
Palumbo, ha preso in esame le dichiarazioni di Saviano in modo da chiarire il
punto di vista del Partito Liberale Italiano sulla questione.
Riporto qui di seguito integralmente l'intervento di Enzo Palumbo. Nel leggerlo
si riscopre un linguaggio e si ritrovano riflessioni e concetti che vogliono
gettare luce sulla questione liberale:
“Nella sua intervista di oggi sol Sole Saviano non ha detto soltanto di essere
"liberale", ma l'ha anche indirettamente dimostrato allorché ha detto di avere
capito che la cultura liberale in Italia è stata (e tuttora è) minoritaria, anche
perché stretta nello scontro (e poi anche nell'incontro) tra radici cattoliche ed
egemonia culturale marxista.A questa tradizionale morsa -- che nel tempo si è
allentata per via della secolarizzazione della società italiana e della crisi del
comunismo internazionale (con conseguente sparizione della DC e del PCI) -- si
è da quindici anni sostituita una morsa ancora più soffocante, quella del forzato
bipolarismo "destra" e "sinistra", l'una e l'altra portatrici della pretesa di
rappresentare anche i liberali.In questa situazione, bisogna riconoscere che i
liberali ci hanno messo del proprio, facendosi cooptare, di volta in volta ed a
seconda dei casi e delle persone, chi dalla destra e chi dalla sinistra, e chi, a
rotazione, da entrambe.Se fossimo in un Paese normale, e non nel Paese del
forzato bipolarismo in cui siamo, ad illustrare le rispettive tesi in TV sarebbero
andati, non già, genericamente, uno di c.d. "destra" ed uno di c.d. "sinistra",
ma ci sarebbero andati un liberale, un socialista, un cristiano-sociale ed un
verde ambientalista, che rappresentano oggi le quattro fondamentali culture
politiche che si confrontano ogni giorni nell'Europa di cui tanto ci riempiamo la
bocca, ma purtroppo non in Italia.Poi, volendo offrire un quadro completo,
sarebbe stato anche giusto offrire una finestra di opportunità, spazio televisivo
permettendo, anche ad un neofascista ed un post-comunista, e, perché no,
anche un anarco-individualista o un cattolico-tradizionalista.Questo avrebbe
voluto il pluralismo della politica, piuttosto che la forzata omologazione alla
quale siamo da quindici anni costretti.E solo così il Paese sarebbe stato in
grado di ascoltare tutti, maturare una convinzione e poi, nell'occasione giusta,
scegliere.Invece in TV c'è andato Fini per la destra e Bersani per la sinistra,
entrambi dicendo cose che in parte sono "anche" liberali, ma che chiaramente
non sono "essenzialmente" tali.Cosicché, l'italiano che non è né di destra nè di
sinistra non si sente adeguatamente rappresentato da nessuno, non capisce
più "chi sia che cosa", e finisce per non andare neppure a votare, convinto che
"tanto, sono tutti eguali tra di loro", ma nessuno è "eguale" o almeno "simile" a
me.Ed allora, a Saviano (che ha sin qui mostrato di avere gli attributi giusti per
dire come le cose stanno ma anche per individuare come
potrebbero/dovrebbero andare), come a chiunque altro apra uno spiraglio in tal
senso (compreso Travaglio, che tutto è fuorché un uomo di sinistra o un
giustizialista, come la vulgata corrente impropriamente lo definisce),
potremmo/dovremmo chiedere di squarciare il velo del silenzio circa l'esistenza
in Italia di un Partito che, nonostante tutto, continua a fare testimonianza del
suo essere "liberale e basta", secondo l'insegnamento dei Padri del Liberalismo
italiano (da Croce a Malagodi, per citare solo i defunti).E, per questo, non c'è
bisogno di offrirgli una tessera, che Saviano di fatto già possiede in ragione
delle battaglie che sta conducendo. C'è invece assoluto bisogno che, nella
piazza mediatica in cui è ridotta l'Italia, si sappia che i liberali esistono e non
stanno né nella "destra" nè nella "sinistra", anche se l'una e l'altra possono dire
(spesso) e fare (raramente) cose liberali.E quindi nessun affidarsi all'uomo
della provvidenza mediatica, ma solo l'auspicio che dei liberali in qualche modo
si parli, non già per le liti interne che non si fanno mai mancare sino a mimare,
per i più futili motivi, la scissione dell'atomo, ma per la testimonianza
minoritaria che da anni portano avanti nell'oscurità più totale.”
Fin qui le considerazioni di Enzo Palumbo.
Per quanto mi riguarda, osservo che il richiamo a Gobetti fatto dal Gruppo di
Facebook, sembra appropriato e foriero di riflessioni utili per questa strana e,
per alcuni versi, drammatica situazione italiana che stiamo attraversando.
30 Novembre 2010
Antonio Pileggi
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